- Magic Gladius - |
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XXI GIORNATA | ||
Catarsi e giudizio (protagonisti: Kosmos, Loug e Ashat) | ||
Catarsi e giudizio La carovana di prigionieri che trasporta Kosmos e Loug non percorre vie battute, striscia tra grandi massi come una lucertola moribonda. Nessuno deve vedere a quale trattamento vengono sottoposti i criminali in attesa di giudizio. Non è bene che il popolo sappia che solo la morte attende chi non ha di che mangiare, di che corrompere. Nessuno deve sporcarsi gli occhi, la giustizia di Sollus non deve lasciar trasudare il marcio che produce. Durante il viaggio uomini di ogni risma vengono annessi al gruppo, l'unico fattore che li accomuna è la solitudine e la miseria. Il nobile Axtin non prosegue fino alla capitale, deve rientrare per sedare una rivolta in terre sottratte al confinante regno di Es. Con venti dei trenta soldati fa ripiego verso la costa di Almuth consegnando così al suo secondo il compito di condurre a pena capitale gli accusati. Tra loro corrono ancor più che vincoli di metallo, catene di sguardi cupi. Alcuni sanno cosa li attende, altri ignorano, altri ne allontanano il pensiero. Loug, uomo dalla tempra adamantina, piange, mai si era posto il problema di essere vittima delle circostanze, da sempre aveva praticato giudizi superficiali tra bene e male ma ora, ora avverte che nulla ha più senso. Gocce dense scavano il suo viso con rivoli luccicanti, è deluso, umiliato dalla giustizia del suo popolo nella quale aveva sempre creduto. Si chiede incessantemente dove sta la differenza tra l'invasore di Vereskatur e la nobile dinastia di Sollus, se accuse e colpevolezza si sovrappongono. Kosmos strabuzza invece gli occhi iniettati di sangue, non teme di raggiungere la città, crede ancora nella dimostrabilità della sua innocenza. Ciò di cui non riesce a capacitarsi è il destino avverso, l'odio dei genitori di Ivlis. Ne è schiacciato, avverte la sua impotenza di pedone nella scacchiera del fato. Vorrebbe indietreggiare, riproporsi ad un passato felice ma non può che procedere o restare immobile ed attendere la fine. Colpevoli e innocenti cercano conforto nelle ampie nubi del cielo ma nessuna risposta giunge all'orecchio dei questuanti. Il tempo scorre e, come una clessidra, schiaccia il vuoto dei pensieri in favore del peso della stanchezza. La via verso Methymna si accorcia ma nemmeno il più piccolo villaggio è stato attraversato. A metà del cammino la stanchezza prevale sopra ogni altra preoccupazione. L'ansimare dei feriti e dei meno temprati soffoca la voce di ogni meditazione. In mezzo a questa pulsante agonia c'è un unico uomo che sorride. Ha appeso all'orecchio sinistro un minuscolo dipinto del suo volto. Cammina ad occhi chiusi, non sembra essere toccato da ciò che lo ha portato lì e da dove è diretto. Ride, senza motivo, senza un'espressione precisa. Ride come se le sue gambe non fossero ricoperte di lividi e tagli per i ceppi. Ride e ascolta i suoi compagni di sventura. Il suo nome è Ashat. Ashat - Sottovoce, con un affascinante sibilo - "Cosa fa tanto paura nella sincerità? Perchè tante costruzioni? Amici, state per morire, perchè vi costringete al destino che altri hanno deciso per voi, perchè di fronte alla verità i vostri pensieri si chiudono invece di sbocciare? Non siamo forse in numero pari ai soldati di Sollus? Potreste giocare la vita per la vita invece di rassegnarvi alla resa..." Pochi ascoltano, qualcuno finge di non sentire. Nessuno vuole sforzarsi di alterare il proprio stato di abbandono. Nessun diseredato è mai tornato indenne da un giudizio della corte di Sollus. Le sentenze vengono emesse a gruppi di cinque persone e allo stesso modo funzionano le esecuzioni. Ashat, dopo breve silenzio, si avvicina alle spalle di Loug leccandosi le unghie acuminate. Prende a pestargli i talloni camminandogli addosso. Quando il colosso si volta con fare aggressivo viene trafitto da un inquietante sorriso. Dalle labbra scivola a filamenti della bava, la lingua è simile a quella di un rettile. La voce ha un ritmo spezzato, maniacale, ossessivo, interrotto da lunghe aspirazioni d'aria. Ashat - Rivolgendosi a Loug - "Ehi, pezzo di sterco perchè non ti decidi a rompermi il muso con quei due salami d'albero che ti ritrovi al posto delle braccia?" Loug - Allibito - "Cosa? Penso di non aver capito quello che mi hai appena detto... Piccoletto..." Ashat - Guardando verso sinistra - "Forse perchè non ti sturi le orecchie da troppo tempo... Pezzo di sterco." Loug - Infuriato - "Ripetilo verme, ti schiaccerò le costole con una sola mano." Soldato - "Ehi voi due vedete di smettetela! Rimettetevi in riga o assaggerete la mia frusta! Avanti!" Ashat - "Non ti intromettere, tanto ci ucciderete tutti, qui o lì ha poca importanza vero signor protettore delle vacche grasse? Quindi non disturbarci, io e stercone siamo impegnati in una disputa sulla sua sessualità incestuosa... Quella con sua sorella, s'intende..." Loug - Afferrandolo per il collo e sollevandolo leggermente da terra - "Come sai che ho una sorella?" Ashat - "Urgh! So tante cose i soldati ne parlano spesso della tua cara sorellina! Ah! Ah! Ah!" Loug - "Noo! Non dovevi nominarla... Hai finito di starnazzare!" - Colmo d'ira - "Potrei spezzarti il collo in un secondo ma voglio vedere come soffochi... Lentamente!" Kosmos - Accortosi del fatto - "Loug fermo, che stai facendo? Vuoi aggiungere altri capi d'accusa sulle nostre teste? Noi possiamo essere scagionati, siamo innocenti! Maledizione! Ti sta solo provocando, lui che ha da perdere? Tua sorella è al sicuro lontano da qui! Nessuno la conosce! Calmati! Non dobbiamo mescolarci con queste persone! Sono ladri e assassini! La feccia del nostro..." Loug - Senza mollare la presa - "Kosmos non..." Ashat - Singhiozzando ma senza smettere di ridere - "Giusto, anf! Hi, hi, hi... Ascolta quella verginella del tuo amico, deve essere un esperto in materia! Scommetto che la sua donna in questo momento è molto triste... O forse no? Ah, ah, ah!" Kosmos - Stanco, rapito da ira improvvisa e scarsa lucidità - "Sei morto cane rognoso!" Vista l'agitazione dei prigionieri, i soldati intervengono per sedare la rissa e, armi alla mano, cercano di ridurli alla ragione. Soldato - Puntando la lancia al collo di Kosmos - "Ora basta! Vi potrete scannare in prigione, in attesa della sentenza!" Kosmos - Senza smettere di puntare Ashat - "Noi non finiremo in prigione! dobbiamo ancora essere giudicati! Siamo..." Ashat - "Siamo tutti morti..." - Annusando l'aria - "Mmmmh che buon odore di cadavere, ho già l'acquolina in bocca... Oh no, non è ancora il momento si tratta solo di stercone! Ti lavi con feci di topo per caso? Ah, ah, ah!" 'Ti lavi con feci di topo', Loug, all'udire questa frase trasale e allenta la presa; nella sua mente riaffiora un ricordo, ha già sentito quelle parole. Piccoli suoni che lo catapultano indietro nel tempo, verso qualcosa di accaduto durante la sua giovinezza. Una storia che sembrava sparita nella vastità del passato ma che ora, come un lampo, si rimette a solcare il fluire del presente. D'un tratto tutto si fa chiaro. Il padre del padre di Loug aveva parlato di uno spirito malefico che si irrorava le gambe di feci di topo. Un brivido corre lungo il possente corpo del guerriero. Ricorda che il suo avvistamento è un segno nefasto, un inizio di una malattia, l'arrivo di una morte, una sparizione. Poi per un attimo Loug perde il contatto con l'ambiente e le persone che lo circondano. Vede solo un colore, il bianco. Nel silenzio avverte suonare una campana stonata. Lenti rintocchi vibranti, lunghi e inquieti. Mentre il suono si fa via via più forte all'orizzonte compare la sagoma di una creatura enorme, trasportata da una serie interminabile di cavalli; sono disposti su venti file, tirano in tutte le direzioni muovendo l'orribile ombra. Tutto è irreale, l'unico contatto con il mondo che Loug conosceva è quello con la voce del folle che stringe tra le mani. Ashat - "Lo avverti vero? Vero Loug? Oh, gaudio, gioia, sento ribollire il sangue, spalancarsi i pori della pelle, coprirsi le mie dita di orgasmi. Hi, hi, hi... Avverto il tuo terrore, è come una tela che si tende intorno a te... Ti dona il pulsare violento della morte nel petto, l'affanno del respiro senza speranza... Infausto allegro delirio, accogli fra le tue braccia materne questo nuovo adepto..." Loug è stregato da visioni che non sa distinguere, tutto appare verosimile e impossibile allo stesso tempo, un sogno che si protende al reale. Dal nulla giunge poi un suono, sembra il fruscio del mare, carico di fragore, di energia, ma la percezione non si ferma, cambia. L'allucinazione assale tutti gli altri sensi, nella sua irragionevolezza è perfetta, sublime. Vedo dei delfini saltare intorno a me in un'acqua che non esiste. Sento l'acre profumo del sale seccare la mia pelle che si fa roccia, roccia bagnata e arida al tempo stesso. I miei polmoni attraverso la gola sembrano essere chiusi, ostruiti dalla sabbia, un solo filo d'aria penetra in me. Eppure non sto male, non avverto una sensazione di pericolo. Sento lontano il peso del contrasto tra vita e morte. Per un attimo sento di aver raggiunto il mio... L'allucinazione finisce. Il sublime cede il passo al concreto. Sono passati pochi attimi e intorno a Loug c'è una schiera di cadaveri sparsi ovunque. Si tratta dei soldati, dei prigionieri. Lo stupore del colosso è grande, non riesce a capacitarsi dell'accaduto. Quando abbassa lo sguardo, capisce che tra le sue mani non c'è più Ashat ma una lancia che lo trafigge. Dall'altro capo dell'asta, di fronte a lui, c'è Kosmos. E' lui a trafiggerlo. Inspiegabilmente è coperto di sangue, ferito. Di Ashat non vi è traccia. I nervi, ricollegati al cervello, riprendono il loro lavoro di messaggeri del dolore e avvisano l'uomo di essere stato penetrato dal mugghiante ferro. Lo avvertono di aver rallentato la penetrazione della lama con le mani, di essere coperto di scorticature. Loug - "T-Tu... K-Kosmos, che ac-cade... Che stai f-facendo?" Kosmos - Al limite delle forze - "Hai decimato... Hai... I prigionieri, soldati, come hai... Come... Stavi uccidendo anche me!" Loug - Sputando sangue - "N-no, ti prego, a-amico, non so che mi è... Liberami presto, aiuta-mi..." Kosmos, invaso dalla tensione, avverte che l'amico è ritornato in se e non riesce quindi a dargli il colpo di grazia. Dopo averlo visto massacrare dieci soldati e tutti i prigionieri, ha comunque paura, sente le gambe tremare e reagisce come la vita lo ha sempre piegato ad agire: fuggendo. Corre lontano con le gambe di una lepre, con il terrore che si estende ancora nei polsi, i polsi che a stento sorreggevano la lancia contro l'amico impazzito. Non si volta. Mentre cerca di mettere la maggiore distanza possibile tra se e il pericolo una misteriosa forza impalpabile lo investe, lo scaraventa a terra con violenza. Di fronte a lui si materializza Ashat che sorride soddisfatto. Ashat - "Non mi sbagliavo, sei il ritratto di tuo padre, codardo, figlio di cane. Hi, hi, hi..." Kosmos - Cercando di rialzarsi - "Tu! Tu hai condizionato Loug! Ho visto quello che gli hai lanciato al collo..." Mentre Kosmos pronuncia queste parole Ashat si avventa in preda a disordinati spasmi sul suo interlocutore. Ruggisce. Gli infila le lunghe unghie affilate nel costato. La situazione precipita. Ashat tira, graffia, taglia. Ride. La schiena di Kosmos è una distesa di solchi. Ashat - Producendo indicibili vagiti - "Ipotalamo idiota. Ipotalamo, ipotalamo, ipotalamo, hi, hi, hi... Allora che vuoi, vuoi sapere? Capire perchè? Chi sono? A che ti servirà? Che cosa ti serve aver un fine e una causa? L'unica certezza è la morte! Ti sono addosso pensa a questo, solo a me, a noi due... Ah!" Kosmos - Allo stremo - "Aargh! Me la pagh-gh..." Ashat - Afferrando la testa di Kosmos - "Gli uomini sprecano la loro vita a chiedersi infiniti perchè? Infinite cause, fini! Non c'è un fine! Non c'è una causa! Devi solo vivere, pulsare, correre... Godi del dolore! L'Ingenerato stesso teme la propria sconfitta, lui il creatore onnisciente, teme, teme, teme... Ah, ah, ah!" Mentre distrae la sua preda con il dolore Ashat estrae dalla tasca un ago intriso di un veleno. Un piccolo dardo bagnato con un allucinogeno. Lo infila nella trachea della sua vittima allargandone l'accesso con ampi colpi. Il liquido è capace di consumare parti determinanti del tessuto cerebrale. Kosmos - Avvertendo un frastuono ripetitivo in testa - "Lasciami maledetto! Che, che... Aargh! Agh..." Il dolore scompare. Ashat - "Devi morire Kosmos, devi morire per vivere, tuo padre ha saputo essermi fedele, io! Io l'ho trasformato nell'eroe che tutti hanno conosciuto! Io ho bagnato le labbra secche della sua mente con l'ira, il nettare della follia... D'ora in poi sarai mio libero schiavo..." Kosmos - Raccogliendo l'ultima lucidità - "No... Che mi hai fatto, che mi hai iniettato... B-bastardo..." Ashat - "Il seme della follia piccolo mio... Precipiterai in una danza di cetra dolcissima... Per poi scoprire urla schiamazzi e sorrisi... Tutto ciò ti guiderà mano nella mano verso il profondo sogno diurno..." Kosmos - Con gli occhi fuori dalle orbite per lo stordimento - "Sto perdendo la vista, che mi accade? v-vedo tutto bianco..." Ashat - "Primo gioco... Per mio conto ucciderai il lefuo Axtin. Tu, lo ucciderai... Hi, hi, hi... Quello stercone crede di poter sedare la rivolta di Es! Ah! Ah Ah! Tu lo ucciderai, sarà fantastico!" La percezione si estende sempre più. inesorabile. Kosmos - Disperato - "Aiuto! Ivlis! Aiuto! Aiuto!" Ashat - "Il... Caos ragazzo, hi, hi, hi si sta impossessando di te... Non c'è volontà che vale la pena di seguire, siamo solo foglie nella danza del turbine incontrollato! Non c'è nulla che ci permetta di scegliere, di capire con certezza... La soluzione è il caso... Amico mio... Ah! Ah! Ah!" Ai sensi alterati di Kosmos si apre una dimensione sconfinata ma contrariamente a Loug la avverte come non-nuova. Sente di averla già vissuta in precedenza, non in prima persona bensì negli occhi della sua donna rapita dagli spiriti. Solo lui era in grado di capirla e tutto ciò che la toccava lo coinvolgeva direttamente. Sapeva dove stava andando. Forse lo stesso Ashat ha distrutto la vita di Ivlis come ora soggioga quella di Kosmos. La follia l'ha cercato, l'ha raggiunto. CONTINUA...
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