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Articolo Giornalista Immagine

Venerdì 12 settembre 2003 - 17.14.02
11 settembre: un giorno come altri?
Il racconto di uno studente italiano
Sono ormai passati due anni da quel terribile giorno e ancora oggi, ripensandoci, sento lo stesso brivido che sentii allora sulla schiena: l'incubo di una guerra nucleare. Prima di ricevere la notizia dell'attentato ero chiuso in camera a pensare alla situazione in cui mi trovavo, ero triste e depresso; in quel mentre trovavo la mia situazione davvero brutta ed insopportabile, ero perso nei meandri della mia mente e nemmeno ora saprei spiegare perché feci quello che stavo per fare.
Generalmente non sono solito guardare il televisore, ma chissà per quale oscuro motivo, decisi di accenderlo; ricordo come ora che la prima immagine visualizzata sullo schermo era quella di una torre, fu solo un istante, cambiai subito canale, volevo vedere un programma per che ero solito seguire a quell'ora; nel premere i pulsanti del telecomando mi accorsi che tutte le reti trasmettevano la stessa sequenza di immagini: l'attentato alle torri. Quando venni a sapere del fatto ero solo in casa e non avevo nessuno col quale confrontarmi, nessuna voce amica a tranquillizzarmi: solo io e le fredde immagini del televisore. Dopo un istante lo stupore fece spazio al terrore e il cuore, che si era come paralizzato, iniziò a battere forte... rapidamente, senza pensare, corsi fuori a guardare il cielo e a cercare un aereo che non c'era... quando distolsi gli occhi da quella sconfinata massa azzurra, prima ancora di potermi voltare verso terra, sentii il cellulare squillare; teso com'ero, in mezzo al silenzio della campagna, sobbalzai a quel suono così acuto; nell'estrarlo dalla tasca mi scivolò dalle mani e cadde a terra. Dopo averlo raccolto risposi, era mia madre, trafelata e spaventata che mi avvisava dell'accaduto, non mi diede il tempo di parlare, mi disse che stava correndo a casa. Terminata la chiamata, senza un pensiero preciso nella mente tornai con gli occhi sbarrati e senza proferir parola in cucina; una volta entrato appoggiai la mano sinistra sul televisore, che sullo sfondo di quelle tragiche immagini cicliche dava a poco a poco novità sull'accaduto. La porta era aperta e il cielo sempre lì, azzurro e pieno di bianche nubi come tutti i giorni. Gli USA sono stati colpiti nel fulcro del loro potere ed il cielo, nella sua imponenza, continuava il suo eterno silenzio di fronte alla meschinità dell'uomo. Fu allora che capii quanto ero fortunato e non viceversa, fu allora che capii quanto l'uomo è fragile e indifeso di fronte al suo destino.
 

aFiGoZ

 

 

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