Opere politiche
- De repubblica, fonte Platone, opera in sei libri, dialogo filosofico in cui
propone un progetto di stato reale creato analizzando i problemi
costituzionali e politici della repubblica romana. Il protagonista è Pubblio
Cornelio Scipione
l'Emiliano che chiacchiera con amici; fatta eccezione per il sesto libro, il
De Repubblica è stato ritrovato da Angelo Mai nell'Ottocento. Ecco il contenuto suddiviso per libri:
- definizione
dello Stato: esso può essere governato con aristocrazia, democrazia e
monarchia
con relative degenerazioni. Come Polibio dice che lo stato romano si era
salvato dalla degenerazione perchè aveva compreso in se tutte e tre le forme di
governo, grazie al consolato, al senato e ai comizi, si
tratta di un regime misto. Giudica
positivamente questo sistema ma trova scomodi i comizi.
- parla dello
svolgimento della costituzione romana.
- analizza la virtù della
giustizia e critica l'idea di Carneade riguardo all'imperialismo romano.
Carneade affermava che l'imperialismo romano era un sopruso verso i più deboli con la
scusa di difenderli.
- parla della formazione del buon cittadino.
- parla del princeps. Non si tratta di un princeps legibus solutus
(sciolto da ogni legge) ma pensa ad una
sorta di consenso degli uomini buoni (non solo nobili ma anche onesti), intorno
ad un capo, che mantenga un assetto repubblicano. Sostiene la concordia ordinum, concordia delle classi sociali
del
senato, del ceto
equestre e degli strati sociali benestanti: i boni cives o ottimati
si limitano a questi. Inizialmente si fondava solo sugli ottimati romani
ma man mano
l'idea si allarga ai municipi, le città di Italia. Il principe deve rispettare la giustizia, sentire la tradizione, saper mantenere
la pace, aumentare il senso del giusto timore, essere aiutato dai cittadini,
essere un buon
legislatore, e pensare alla felicità dei cittadini.
- il sesto libro, già
conosciuto nel Medioevo, si chiamava somnium scipionis, l'Emiliano vede in sogno
Scipione
l'Africano che gli preannuncia le imprese future, e gli dice che il premio per i
grandi uomini di stato è l'immortalità; in questo libro Cicerone fa una
presentazione particolare della vita umana che vede il corpo come
carcere dell'anima e la vera vita come quella oltre la morte. Afferma
inoltre che non è giusto suicidarsi, in quanto l'uomo è qui per
custodire il mondo; esorta alla giustizia e alla pietà, rifiuta uno ius
(diritto) umano, in favore di uno naturale. È da ricordare anche la
famosa descrizione dei cieli ripresa anche da Dante, in cui la
Terra viene vista come piccolo globo rispetto a tutto l'universo; quest'ultimo
è costituito da astri e stelle, dai quali deriva ed è influenzata
l'anima. I cieli sono suddivisi in nove sfere, l'ultima delle quali
abbraccia tutte le altre ed è un dio supremo. In questa visione, tutto
ciò che sta sotto i cieli risulta corruttibile fatta eccezione per
l'anima umana. Ultima caratteristica dei cieli, che peraltro si discosta
dalle idee aristotelico-tomistiche, è il produrre musica.
- De Legibus: ci rimangono tre libri in forma di dialogo tra
Cicerone, il fratello Quinto e l'amico Attico. In quest'opera sottolinea
l'origine naturale del diritto (giusnaturalismo); esso non è sorto per
convenzione, si basa sulla ragione innata degli uomini ed è data dalla
divinità.
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