Opere retoriche
- De oratore: in tre libri, scritto sotto forma di dialogo nella
villa di Tuscolo tra due famosi oratori, Marco Antonio e Crasso, . Scritta
nel 55 a.C. ma
ambientata nel 91 a.C., è l'ultimo periodo di pace della repubblica,
prima della morte di Crasso e prima dello scontro tra Mario e Silla; l'atmosfera
è serena e tranquilla; si
ispira ai dialoghi platonici grazie ai quali riesce a vivacizzare l'opera, presentandola come dialogo. Egli
ci propone l'ideale del perfetto oratore, in particolare nel primo libro:
impegnato in politica e con una cultura profondissima in particolare filosofica;
nell'ipotetico scontro tra oratore e filosofo, vincerebbe l'oratore in quanto ha in più la tecnica retorica;
l'oratore deve anche saper trascinare il proprio uditorio e possedere i valori
tradizionali del mos maiorum. Negli altri due libri invece ci presenta le parti
della retorica:
- inventio: ricerca degli argomenti da svolgere;
- dispositio: ordine in cui esporre;
- memoria: tecniche di memorizzazione;
- elocutio: stile ornatus, elaborazione artistica, arricchimento con
figure retoriche;
- actio: modo in cui l'oratore presenta il suo discorso.
- Brutus, forma dialogica, Attico, Cicerone e Bruto parlano. Si presenta come un
excursus della storia dell'oratoria greca e romana. In quest'opera loda
se stesso dicendo che un oratore da lui sconfitto era il massimo apice dell'oratoria
romana.
- Orator, trattato in prima persona; analizza la differenza tra lo stile oratorio e
gli altri (poetico, storico e filosofico) e ridefinisce i tre compiti dell'oratore:
- docere: insegnare attraverso argomentazioni;
- delectare: produrre un'impressione piacevole con le parole;
- movere: muovere le emozioni attraverso il pathos.
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