- Giosuè Carducci: vita, poetica e opere -
 
 Scritto da: VeNoM00
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Vita e poetica

Giosuè Carducci nasce nel 1835 in Toscana da padre medico. studia alla normale di Pisa e una volta laureato percorre la via dell'insegnamento con un forte classicismo letterario anti-romantico e nazionalistico. Era stato infatti fondatore nel 1856 a Firenze della Società degli amici pedanti, formata da letterati che si impegnavano a polemizzare con il sentimentalismo romantico e straniero in favore di un profondo classicismo. Tra le fonti d'ispirazione principali della sue opere vi sono infatti i classici latini come Orazio, Virgilio, Catullo e Lucrezio ma nondimeno classici italiani come Alfieri, Monti, Parini e Foscolo.
Nel 1860 ottiene la prestigiosa cattedra di eloquenza all'università di Bologna: è il momento repubblicano e giacobino, ovvero segue le idee della rivoluzione francese, assumendo anche posizioni anticlericali e contro la monarchia.
Nel 1870 perde il figlio Dante, episodio che lo segna fortemente: i temi divengono più intimi ed autobiografici ma anche riguardanti l'amore per Carolina Cristofori Piva, cantata con lo pseudonimo di Lidia. In questa seconda fase Carducci si serve di quella che definirà la metrica barbara. Si avvicina inoltre alla monarchia, divenendo addirittura senatore, siamo infatti giunti in una situazione di post-unificazione, grazie alla quale gli attriti si erano fortemente ridotti.
Nel 1906 riceve il premio Nobel per letteratura, oltre a grandi riconoscimenti come poeta vate. Nell'anno successivo muore.

Le opere principali

La poesia più elevata composta da Carducci non è quella encomiastica o del periodo giacobino ma quella dei temi intimi ed autobiografici. I motivi dominanti sono il rimpianto del passato (giovinezza e rievocazione dei suoi luoghi), la perdita di un affetto (il fratello suicida e la morte del figlio) e il rimpianto dell'eroico, dell'elegia storica.
Nel periodo giacobino abbiamo la raccolta Iuvenilia (ovvero "le cose della giovinezza", 1850-1860) e Levia gravia (ovvero "cose leggere e serie", 1860-1870). Sin da questo primo periodo del suo itinerario poetico l'atteggiamento è pessimista e privo di speranza.
Tra il 1867-1869 abbiamo invece i Giambi, la cui fonte d'ispirazione principale è il lirico greco Archiloco, e gli Epodi ispirati dai componimenti di Orazio. Il critico Carlo Contini sostiene che tra queste due opere vi sia una relazione di dittologia sinonimica, in quanto l'epodo latino equivale al giambo greco. I temi dei Giambi e degli Epodi sono sentimenti libertini e altri temi giacobini e anti-romantici. Contengono persino un Inno a Satana (1863) in cui Carducci esprime un forte anticlericalismo ma anche avversione verso tutte le altre forme di limitazione della ragione, da cui la locuzione classicismo giacobino: Carducci si ispira agli ideali classici ma della Roma repubblicana, come già Monti, Foscolo e Alfieri.
Le  rimanenti raccolte sono le più importanti: le Rime nuove che raccolgono i componimenti dal 1860 al 1890, le Odi barbare (1870-1890) e le Rime e ritmi (successivi al 1890, pubblicati nove anni dopo). Le poesie per Lidia sono riunite nella sezione Primavere elleniche (delle Rime).

 


Giosuè Carducci
 
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