Seneca: vita e formazione filosofica
Tito Lucrezio Caro (questi sono i suoi tria nomina),
scrittore e filosofo epicureo, visse nel I sec. a.C. ma data di
nascita e morte non sono certi. Le notizie sulla sua vita provengono dal
Chronicon di S. Gerolamo che a sua volta si rifà al De
poetis di Svetonio (II sec. d.C.). Sebbene Gerolamo riporti
che Lucrezio è morto all'età di 44 anni, nel 50 a.C., gli studiosi sono
oggi indotti a pensare che la sua data di nascita vada sposta al 98 a.C.
(invece al 94 a.C.), perché nel 54, in una lettera al fratello Quinto,
Cicerone, nonostante la sua avversione per l'epicureismo, parla del
De Rerum Natura (opera principale di Lucrezio), ma l'autore in quel
periodo doveva essere già morto.
Contrastanti sono anche le notizie a riguardo alla sua follia:
pare che Gerolamo non abbia desunto questa informazione dalla Svetonio
ma abbia accolto un mito che circolava in ambienti cristiani volto a
screditare il filosofo epicureo che con tanta veemenza aveva sostenuto
la mortalità dell'anima e molti altri principi contrari all'etica
cristiana. Il dato romanzesco del filtro amoroso deriva
probabilmente dal finale del libro VI, nel qual l'autore si scaglia
contro l'amore (presentato come furor). Altri studiosi ritengono
invece che la follia di Lucrezio sia individuabile negli scritti stessi
in cui si alternano momenti di euforia a momenti di
depressione (psicosi ciclica). Tuttavia questa interpretazione
appare pregiudizievole e dunque scorretta: in realtà dall'opera non si
possono trarre né smentite né conferme riguardo alla pazzia del
filosofo.
I contemporanei di Lucrezio non parlano mai di lui, ad eccezione di
Cicerone.
L'epicureismo a Roma
L'interesse di Lucrezio per l'epicureismo è dovuto al fatto che in quel periodo a Roma si stava
diffondendo una passione per le filosofie greche come il platonismo
e l'epicureismo in particolare. Quest'ultimo era diffuso soprattutto nella zona campana
di Pompei ed Ercolano.
Tuttavia l'epicureismo lodava l'ozio mentre la società romana sosteneva
tradizionalmente i valori della gloria,
dell'ambizione, del successo e delle attività pubbliche: tutti in forte
contrasto con quelli epicurei. Così pure la religione romana era
praticata con una precisa ritualità: prevedeva l'adorazione di divinità ed era
spesso usata per
controllare il popolo. Al contrario l'epicureismo sosteneva che in caso esistano
degli dei,
sono negli intermundia e non si interessano alle misere vicende umane.
Questa filosofia greca negava inoltre la vita ultraterrena, altro
elemento di scontro con le credenze della tradizione, che volevano che nell'aldilà ci sarebbe
stata una nuova vita con premi e punizioni proporzionali ai comportamenti tenuti
in vita. Ancora, l'universo epicureo è
infinito, aperto, formato da una pluralità di mondi dove gli atomi si aggregano
e si disgregano nuotando nel vuoto, mentre per i romani l'universo era chiuso,
di tipo aristotelico, e semmai vi era un logos provvidenziale (tipico
della dottrina
stoica) che
poteva essere identificato con la classe nobiliare romana, che stava ordinando
il mondo sotto di sé. Anche la famiglia era vista diversamente: l'amore
nell'epicureismo è un istinto bestiale, distruttivo, passionale (rifiuto
degli ideali di fides e foedus).
|
|