- Plinio il vecchio e la Naturalis Historia - |
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Scritto da: VeNoM00 | ||
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Plinio il Vecchio nasce a Como tra il 23-24 d.C. da una famiglia di censo equestre. In età adulta si reca a Roma e diviene funzionario imperiale, prestando servizio in Germania. Diviene in seguito collaboratore strettissimo di Vespasiano, e sotto di lui diviene procuratore imperiale in Spagna e nelle Gallie. In seguito diviene comandante della base navale di Miseno e come tale nel 79 d.C. assiste all'eruzione del Vesuvio. Partito da Stavia, muore in seguito alle esalazioni vulcaniche (secondo quanto riferito da Plinio il Giovane, suo nipote) o forse per un attacco cardiaco. Viene ricordato per essere un lavoratore infaticabile. L'opera e lo stile La sua opera principale è Naturalis historia, divisa in 37 libri di carattere "scientifico", il cui dedicatario è l'imperatore Tito. Plinio si concentra precipuamente sul contenuto, trascurando il livello formale per via della necessità di termini tecnici, per questo è frequente l'uso di un registro lessicale basso, vocaboli rustici e barbari. Infatti i temi trattati sono in genere natura, la vita umana e animale nei suoi aspetti più umili e bassi. Tuttavia è da notare che nella prefazione e nelle digressioni lo stile si innalza considerevolmente. Un concetto a Plinio molto caro è la contrapposizione dell'utilitas iuvandi (l'utilità del giovare) alla graziae placendi (il piacere della bellezza). I temi I temi trattati nella Naturalis historia sono cosmologia, metallurgia, botanica e
argomenti attinenti. L'opera non si propone però come ricerca originale
ma come semplice raccolta di fonti. Plinio era infatti un amante
dell'erudizione, quasi enciclopedica potremmo dire, e per questo ha
inserito nel suo lavoro argomenti disparati. È tuttavia importante notare che
il testo non è del tutto acritico, talvolta mette in discussione una
teoria inserendo opinioni personali. La visione della scienza Verso la scienza Plinio ebbe una posizione simile a quella di Seneca: la esalta ma ritiene che ad essa debbano essere posti dei limiti, ad esempio riteneva non andasse usata a scopi economici. Altra cosa in comune con le Naturales quaestionies di Seneca è la visione della natura: un organismo ordinato dalla divinità per il bene dell'uomo, la quale ha però imposto dei limiti che non devono essere superarati. |
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