Il puer senex e le influenze
La poesia di Saba si concentra inizialmente sull'autoanalisi delle
vicende della sua famiglia a Trieste, mentre nelle poesie della maturità
passa a trattare il concetto del puer senex, dove gli opposti di
gioventù e vecchiaia si uniscono, tema già presente nei secoli
variamente. Si pensi ad esempio alla poetica del fanciullino
pascoliana che viene tuttavia interpretata da Saba come indagine del
profondo. Oltre a quest'ultimo, l'unica fonte d'ispirazione evidente è
Manzoni.
Il ritmo dei componimenti di Saba ricorda quello dei libretti d'opera
per il suo tono melodrammatico; lo stile fa ampio uso di anadiplosi
(ripetizioni).
La poesia onesta
Amai trite parole che non uno
osava. M'incantò la rima fiore
amore,
la più antica, difficile del mondo
Amai la verità che giace al fondo,
quasi una sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
In Amai (da Mediterranee) si può cogliere più a fondo la
concezione poetica dell'autore: egli ama il lettore e la carta del
gioco, o forse la carte su cui scrive, buona, onesta. Saba amò usare
nelle sue composizioni rime usate e abusate nei secoli, banali ma che
risultavano al contempo difficili proprio per questa loro semplicità.
Egli esprime il poetico attraverso un linguaggio impoetico,
contrapponendosi ai crepuscolari che rendevano poetico ciò che non lo
era. In sostanza Saba si servì di elementi poetici ma abbassati ad un
livello quotidiano (tecnica della contro-eloquenza).
Secondo Saba, ai poeti del suo tempo non rimaneva che fare poesia
onesta, senza forzare mai l'ispirazione, né farla parere maggiore di
quanto non sia, ma lasciandosi condurre dalla vena artistica. Il sapore
quotidiano e semplice della sua opera è anche dovuto al continuo
conversare con il lettore, vera essenza della poesia, senza la necessità
di utilizzare artifici retorici.
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