Vita
Sono giunte ai giorni nostri moltissime
biografie di Virgilio, alcune assai ricche di aneddoti.
Il grammatico Elio Donato, ad esempio, che scrive della
sua vita nel IV secolo d.C., rifacendosi a Svetonio
(vissuto nel II sec d.C.). Le principali notizie biografiche possiamo
raccogliere da queste fonti sono a proposito della sua nascita nel
70 d.C. a Mantova, da una famiglia agiata
che gli permette di avere un'educazione completa, sia stando a Mantova,
sia andando a Roma e a Napoli, dove studia da Sirone la filosofia
epicurea. A Napoli incontra Quinitilio Varo,
Vario Rufo e Orazio che saranno tra i suoi più
grandi amici. I biografi ci descrivono Virgilio come un uomo dal
temperamento costantemente timido e riservato, ragion
per cui non fece un cursus honorum ma trascorse una vita
ritirata. Si tramanda fosse restio persino di fronte ad un ammiratore.
Dopo la battaglia di Filippi, Augusto decide di far
confiscare e distribuire territori ai veterani, tra i quali quelli di
Virgilio e per questo per evitare la sorte disgraziata di molti
contadini si rivolge agli amici Quintilio Varo, Cornelio Gallo
e Asinio Pollione. Diventa in questo modo di
Mecenate che lo presenta ad Ottaviano in
persona, il quale lo invita a scrivere le Georgiche e
poi l'Eneide. Desideroso di completare i contenuti del
suo poema parte per la Grecia ma tornato nel 19 d.C.
con Augusto a Brindisi si ammala e muore, chiedendo all'imperatore di
non pubblicare l'opera. Ma così non fu, in particolare perché quando
Virgilio aveva letto ad Augusto le Georgiche e i canti dell'Eneide il
racconto della morte del figlio Marcello (VI canto), la sorella si
commosse.
Le Georgiche
Le Georgiche sono quattro scritti, prodotti da Virgilio
dietro invito di Augusto e Mecenate,
dedicatario dell'opera. Il tema è quello del lavoro agricolo,
si parla infatti della coltivazione dei cereali, dei segni del cielo e
alle stagioni, della coltura degli alberi in particolare la vite, di
bestiame e apicoltura. Il lavoro contadino era parte fondante del
progetto di rinnovamento morale promosso da Augusto. Vi
erano state confische, creazione di latifondi, e perciò gli agricoltori,
una volta appartenenti al ceto medio erano diventati
proletari in città. Si tratta di un'opera tecnica, ma anche ricca della
vena poetica virgiliana grazie a narrazioni di storie e miti di
ispirazione ellenistica. Ad esempio nella IV georgica l'autore
racconta l'origine della api (oggetto dell'intera georgica) tramite il
mito di Aristeo. Il tema fondamentale è dunque quello del lavoro, già
introdotto nel primo libro. Virgilio si chiede per quale ragione sia
necessario lavorare, introduce la teodicea del lavoro
(giustizia divina): l'uomo sulla terra prima del lavoro raccoglieva e
viveva di ciò che la natura gli offriva, ma la vita era troppo semplice
e noiosa. Giove decise allora di introdurre il lavoro per procurarsi il
cibo, concludendo così l'età dell'oro. Questa teodicea era in aperto
scontro con le teorie di Lucrezio (convinto epicureo)
che sosteneva che non ci fosse stata alcuna età dell'oro ma che l'uomo
si fosse evoluto con il tempo, partendo da una fase primitiva piena di
necessità che hanno determinato il progresso. La visione lucreziana era
necessitarista, altro punto che cozza con l'opinione di Virgilio che
introduce invece una volontà divina superiore.
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