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Guernica
Autore: Pablo Picasso
Dati tecnici: tempera su tela, 351x782cm
Datazione: 1937
Ubicazione: esposto al museo Reina Sofia a Madrid
Curiosità: Un ufficiale tedesco in visita da Picasso chiede di fronte a Guernica: "L'avete fatto voi, maestro?" - E lui: "No, l'avete fatto voi con la Luftwaffe".
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Riflessioni
Guernica è un quadro di straordinaria intensità, fin dal primo istante catapulta l'osservatore in uno straziante ambiente cubista propagando come prima percezione dolore e violenza. Il riferimento storico è il bombardamento dell'omonima città da parte dei tedeschi (il primo contro una popolazione inerme). La presenza di elementi mitologici (come il toro/minotauro, simbolo di bestialità incontrollata) e filosofici (il lume della ragione che non concepisce la distruzione) lasciano tuttavia intendere l'estensione del significato pacifista che Picasso vuole universalizzare. Non c'è tempo o tratti caratteristici di un'epoca in particolare, Guernica è un monito, un simbolo, grande, evidente ed immediato contro tutte le forme di guerra ed oppressione. Non ci sono riferimenti fattuali o accenni a luoghi "familiari", c'è solo una zona centrale che potrebbe ricordare un muro ma che, intersecandosi con le vittime circostanti, non risulta più "altra cosa" rispetto all'amalgama di sofferenza. Sulla tela macerie di uomini e donne giacciono scomposte le une nelle altre mentre i pochi sopravvissuti hanno sguardi esterefatti: non si capacitano dell'annientamento. Tutto appare oscuro. Nel buio del cielo aleggiano solo bianche forme taglienti (come coltelli o denti aguzzi) sono forse i bombardieri e le loro bombe. Il dramma stende poi i suoi tentacoli a partire da un triangolo bianco al centro; la luce della ragione (la lanterna ad olio) ben poco può contrapposta all'abbaglio della "ragione bellica" (la scintillante lampadina elettrica); con la sua illuminazione fredda, diffusa, immobile ed intensa copre difatti tutta la scena senza lasciare scampo. Con il cavallo interni ed esterni coincidono senza distinzione, metafora di un popolo oppresso, privato della normale vita. Una donna sulla sinistra tiene in mano ciò che rimane del giovane figlio e, disperata, offre il suo urlo sordo ad un cielo senza prospettiva; la sua sagoma non può che piegarsi stremata sotto l'incombente bestialità del male (il toro). L'orrore pervade costantemente la tela: dai corpi esplosi agli sguardi stupiti e sconfitti dei presenti; l'unica espressione di folle "pace irrequieta" è quella del toro che si compiace del suo operato. C'è del fumo in un angolo del dipinto (forse l'unico richiamo prospettico) a dar tono e voce al fatto che ciò che si vede è accaduto realmente. La sensazione trasmessa a chi si prodiga per trovare appagamento prospettico o concretezza strutturale non può che convertirsi in smarrimento e sovraccarico della percezione. I violenti e incostanti passaggi tra le varie tonalità di grigio accentuano sempre più il senso di paura, di "ingiustizia". In Guernica non c'è però solo morte o distruzione: nelle mani di un cadavere sboccia con fatica un piccolo fiore, una trasparente speranza in un avvenire più positivo.
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