- Nostalgia dell'infinito (pittura ad olio) -
 
 Analisi critica opera di: Giorgio de Chirico
IMMAGINE DATI GENERALI


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Nostalgia dell'infinito

Autore: Giorgio de Chirico
Dati tecnici
: olio su tela, 135x64cm
Datazione
: 1913
Ubicazione: esposto al Museum of Modern Art di New York
Curiosità: n/a
 

COMMENTI E RIFLESSIONI

Riflessioni

Un ambiente onirico, intensi scambi tra chiaroscuri, volumi ben definiti e una fonte di luce irreale, questa la metafisica del grande de Chirico. Nel quadro angoli e spigoli sono netti, ben visibili eppure trasmettono una sensazione di totale distacco, assenza: colori caldi che, puntati su sfumature profonde come l'oceano, cercano la pace nell'immobilità. La solenne sintesi di spazi aperti è volta a sottolineare l'entità dell'accadimento. La scena non trova inizio o fine nella propria stasi carica di passione. Nostalgia e immobilità: pare di poter percepire la vibrazione del silenzio, il diffondersi del calore. Malinconia: si avverte quello stato d'animo che porta lo spettatore ad assaporare lentamente ogni istante di amarezza, la pace diffusa di una scelta già presa, l'attesa di un evento in un "fotogramma" che pare destinato a non passare mai. Nell'immensità dell'ambiente sconfinato questa torre bianca diventa soggetto di riflesso tramite il quale è possibile scorgere la sorgente della luce, quel qualcosa che è troppo grande per poter essere osservato direttamente, uno spettacolo che solo alle due figure che occupano il centro della scena è concesso il privilegio di poter fruire. Impossibile osservare questo quadro e non provare compiacimento nel suo equilibrio cromatico nella sua geometria che così bene soddisfa una basica comprensione dei volumi, altra cosa è invece approfondire lo struggimento di ciò che sta avvenendo di fronte all'occhio del pittore, magari seduto su una panchina all'ombra dell'edificio sulla destra. Sta lì, aspetta. Aspetta che il tempo senza fine abbia termine godendosi quello che per altri non è altro che un travaglio, un passaggio, un momento secondario; solo la sua profondità riesce a cogliere da una fase transitoria, secondaria l'attimo puro e perfetto dell'azione appena prima del suo compimento. Un momento ineguagliabile, più grande, nella sua rinuncia a cause e fini, dello scopo stesso dell'azione. Puntare ad osservare la luce è comune, facile, tutti miriamo a ciò che è straordinario, solo l'artista riesce a portare l'attenzione sull'osservazione stessa di chi è impegnato a guardare.

 

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