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Articoli Genitori-figli: incapacità di comunicazione...
Un legame profondo e vecchio come il mondo...




Genitori-figli: incapacità di comunicazione

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 Genitori-figli: incapacità di comunicazione

Genitori e figli, un legame profondo e vecchio come il mondo. Loro ci hanno dato la vita, soddisfano quasi tutti i nostri bisogni, ci danno una mano nei momenti difficili e ci guidano attraverso questo pericoloso mondo. Eppure, c'è qualcosa in loro che ci impedisce di parlare e/o di essere liberi. Forse è questo legame... che non abbiamo chiesto, o il fatto che ci intimidisce non essere "all'altezza" delle loro aspettative. I nostri genitori vogliono sempre il nostro bene, "il meglio" per noi, ci vedono tutti laureati, sposati, con un buon lavoro, una casa col giardino, 2 figli e un cane. Ti guardano e nei loro occhi vedi la stessa luce che avevano nello sguardo quando tu eri piccolo piccolo... Ma tu sei cresciuto, ormai non giochi più. Vuoi decidere cosa fare della tua vita, loro cercano di darti una mano, di offrirti il loro aiuto, la loro saggezza che è il frutto dell'esperienza.. ma... per qualche motivo entrambi hanno paura. Tu hai paura di sbagliare, di deludere tutti, loro e te stesso, non sai cosa fare nè cosa dire. Vuoi solo un po' di spazio e di tempo per capire e decidere. Loro hanno paura di tutto il resto. Di quel ragazzo che non ha il diritto di telefonare alla loro bambina, tanto meno di portarla via da casa o di toccarle un solo capello. Oppure di quella sgualdrina che gli farà perdere la testa e lo porterà sulla "cattiva strada". E gli studi? Senza una laurea oggi non si fa niente. Ma se perde delle occasioni per farsi una carriera anche senza studiare? Poi se ne andrà di casa... Chi gli/le dirà di alzarsi se la mattina fa tardi? Ormai è grande ma... in fondo è sempre quell'adorabile bambino/a che voleva correre e scappare lontano dalla mamma che voleva pettinarla mentre lei voleva solo giocare un altro po'... o quel bambino così vivace che ti faceva preoccupare quando in casa c'era troppo silenzio, simbolo che stava combinando qualcosa. E arriva il momento del confronto. Sei nervoso, non sai cosa dire; e ci pensano loro allora a cominciare. La loro preoccupazione è evidente, o forse non proprio... non fanno altro che "criticare" la tua vita, i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, insomma il tuo modo di vivere. Non esci, o non sei mai a casa; torni sempre troppo presto, o troppo tardi. Ti diverti poco, o troppo poco, troppo serio, troppo spensierato. Ma chi ti credi di essere? Non hai ancora capito niente della vita? Non sai come funziona il mondo? Quando ti deciderai di mettere la testa a posto? Orami sei cresciuto/a. Cos'hai intenzione di fare della tua vita? E' questo l'esempio che ti hanno sempre dato? Tu resti lì, seduto in silenzio. O magari stai urlando. Si, urlando. Dici che non ne puoi più di tutto, delle loro critiche, delle loro incomprensioni, di loro e basta. I tuoi amici sono s***i perditempo, pazzi, drogati, ubriaconi o Dio solo sa cosa pensano di loro... Sono dei bravi ragazzi come te, non "cattivi esempi" che - secondo i tuoi genitori - segui alla cieca. Continui a urlare. Le tue idee sono quelle, sono belle perchè sono tue e loro non potranno mai farti cambiare idea. Se esci o stai a casa sono cose che decidi tu a seconda del tuo stato d'animo, la musica è sempre quella, i tuoi hobby ti appassionano, non sono una perdita di tempo, per te sono importanti perchè ti fanno sentire realizzato. Come i tuoi amici, quel gruppo di ragazzi che ti capisce e che ti fa sentire che almeno per loro, vai bene così come sei. Ti aiuta sapere che nessuno ti dirà niente se vesti come un vagabondo o se ti sei alzato in ritardo e non hai avuto il tempo per fare colazione. Ma i tuoi genitori ti dicevano tutte queste cose per il tuo bene. Hanno paura, è normale, non sei più un bambino al quale devono correre dietro per dirgli di non tirare la coda al cane. Non possono decidere perfino quale scarpe ti metterai per andare a scuola. Non possono più scegliere il "meglio del meglio" per te... ora tocca a te. Hanno paura perchè non si sentono sicuri di aver fatto un buon lavoro a tirarti su, magari hai bisogno d'altro tempo e così loro possono aiutarti e dirti tutto quello che devi fare. No, è un illusione, tu non hai più 4 anni... il loro lavoro è finito, possono solo guardarti crescere... Ma non ci riescono, è difficile da accettare... E davanti a quel tavolo, seduti o in piedi, ci sono due fronti, schierati senza alcun motivo ostile, ma ostili in quanto impauriti. Vicini e lontani, divisi e uniti, colpa di quello strano avvenimento che significa "crescere".

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