Martedì 08 ottobre 2003 - 17.34.04
Esempio di linguaggio familiare
Racconto satirico che parla di due nonni un po' particolari
Stando a dormire a casa dei miei nonni capitava spesso di trovarsi
di fronte a delle liti coniugali che il più delle volte sfioravano il
comico; la componente che scatenava l'ilarità di noi spettatori era data
dal carattere così diverso dei due: mia nonna, chiamata in gioventù la
"Leonessa" era ambiziosa e una grande lavoratrice mentre mio nonno,
dalla folta chioma bianca e ottantasei anni sulle spalle, era invece
famoso per la sua mitezza e bontà d'animo. Si lascia intendere al
lettore chi teneva lo scettro di comando nella famiglia.
Di domenica, quando era ora di andare a messa mia nonna già grigia di
capelli si attardava ancora come una ragazzina a mettersi a posto i
capelli, di fronte allo specchio, teneva molto all'ordine, forse più a
quello che alla puntualità; intanto mio nonno che aveva la fissazione di
arrivare in chiesa in orario si disperava e battendo le mani come per
dare il via ad una corsa, diceva così:"Allora siamo pronti?" e lei
agitando la mano come per dire "guarda che te le do" e uno sguardo
iniettato di rabbia rispondeva:"Ma Vito cosa vuoi arrivare lì un ora
prima? Sai cosa sei? Sai cosa ti dico? Ti sei un pagliaccio! Ecco cosa
sei!" Di rimando arrivava subito la pacata risposta:"Manno io devo
andare! Poi non troviamo più i posti per sederci..." E lei come prima:"Aahh
Vito, Vito! se fos par lu...! Guarda v'è!" e così via proseguiva
l'insensato litigio, fino a quando mio nonno pronunciava le sue
fatidiche parole:"Pace e bene, io scendo a tirar fuori la macchina." A
quel punto mia nonna rimaneva spiazzata e in silenzio si affrettava a
salire sull'ascensore. Tornati a casa, dopo la messa c'era la consueta
telefonata alla mamma che così si svolgeva: mia nonna, composto il
numero di casa nostra, iniziava a battere nervosamente il piede a terra,
quando mia madre sollevava la cornetta la frase ormai arcinota era:"Ah,
ciao, aspetta un attimo che passo la telefonata in camera mia..." Detto
ciò come sempre mia madre pigiava il pulsante sbagliato così che la
linea non veniva passata ad alcun apparecchio ma rimaneva invece sospesa
con l'irritante musichetta di attesa che si ripeteva ciclicamente fino a
quando, inspiegabilmente, cessava di stordire; in quel momento esatto
mia nonna iniziava con un crescendo di ira:"Pronto... Pronto... Pronto!
Ma, pronto!! Ma e alora! Ma sta casa l'è 'n centralino! Ma insomma!" Nel
pronunciare queste ultime parole sbatteva la cornetta con grande forza
tanto che, a volte, capitava addirittura che l'apparecchio rimanesse in
linea impedendo così a mia madre di richiamare.
Il seguente pranzo era sempre preparato con dovizia e abbondanza dato
che tra l'altro mia nonna teneva molto ad essere apprezzata anche come
cuoca. Terminati i primi piatti, così abbondanti da stendere un
cammello, arrivavano i secondi e così via. Il pasto proseguiva
amabilmente fino a quando uno dei commensali non stramazzava a terra
ormai sazio e satollo... In quel mentre la "Leonessa" riprendeva a
ringhiare:"A matai, matai, sti fioi! Non mangiano più niente! Se sono
arrivata fino alla mia età così sana è perchè ho sempre mangiato
giusto!" E andava avanti così fino al dessert...
Dopo pranzo amavo schiacciare un pisolino in salotto, tra quelle mura mi
sentivo protetto... Sia di giorno che di notte apprezzavo il vociferare
dei passanti nel corso sottostante che mi cullavano in quell'ambiente
magico... Quella fu per molti anni la mia casa di gioco preferita... |
anonimo |
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