Consigli sentimentali
 


Love Migliorare l'ambiente di lavoro
Cosa porta un gruppo alla divisione e come sanarne la rottura


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In un ambiente di lavoro (che può andare dall'ufficio, alla scuola, alla fabbrica, ecc.) come può un gruppo diviso diventare vivibile? Premettendo che si tratta di un compito difficile cerchiamo sinteticamente di riassumere le fasi che evolvono la situazione da uno stato neutro a uno negativo. Ammettiamo di trovarci in una situazione iniziale dove, una serie di persone (con in comune il fatto di dover svolgere un lavoro insieme: studio, lavoro, ecc.), si trova a dover coesistere: che cosa scatena le reazioni che trasformano l'ambiente da luogo di equa collaborazione a vero e proprio campo di battaglia? Vediamo schematicamente il possibile evolversi di un "sistema" di questo genere:

  • Stato iniziale - Nessuno si conosce e il primo genere di contatto con persone non meglio identificate è quasi sempre caratterizzato da discrezione, "rispetto" e cordialità di tipo formale; non esistono insomma eccessi nè in positivo, nè in negativo. Gli unici fattori che possono creare non attrito ma "esclusione non aggressiva" sono i pregiudizi precedenti (estetici, "chimici", purtroppo razziali, ecc.).
     
  • Primi contatti - In questa fase, che ha luogo quasi immediatamente, gli elementi del gruppo iniziano a conoscere chi gli sta accanto con frasi sicuramente generiche ma atte comunque a delineare sempre più delle specie di "profili psicologici" a cui riferirsi. E' questo il momento in cui nascono i primi legami, non di rado confusi con vere e proprie "amicizie"; in realtà si tratta di connessioni di media entità nati in parte da una vicinanza forzata (seduti vicini, a portata, ecc.).
     
  • Approfondimento - I legami venutisi a formare vengono sottoposti, con il passare del tempo (non oltre l'ordine delle settimane/primi mesi), ad ulteriore verifica, approfondendo insomma la visione personale dei propri "partner". A questo punto cominciano ad evidenziarsi le contraddizioni e le diversità (politiche, musicali, sociali, economiche, religiose, etiche, ecc.). Non è strano in questi momenti vedere i membri del gruppo abbandonare il loro "primo abbaglio" in favore di nuove e interessanti "vedute".
     
  • Coppie solide - Cambiati i partner in modo più marcatamente ragionato (conoscendone ovvero molte più sfaccettature) si creano legami più stretti, forti di: una maggiore consapevolezza dell'altro/a e di alleanze contro comuni "nemici", colpevoli di aver dato una visione distorta di se stessi ("non mi aspettavo da", "mi ha tradito e io che", "ha mentito tutto il tempo", ecc.). In poche parole: ci si appresta a raggiunge la fase di stallo, quella in cui l'ambiente di lavoro si divide in due o più fazioni.
     
  • Individuazione dei leader - Le nuove coppie, avendo via via altri contatti, tendono quasi inevitabilmente a riunirsi in fazioni, dove, la persona con maggiore carattere trova fertile terreno per trasformarsi in vero e proprio leader. Il leader è in grado di assolutizzare (o quasi) i propri pensieri e/o pregiudizi nelle menti dei membri del relativo gruppo chiudendo così ogni possibilità di dialogo dei singoli nei confronti di appartenenti alle altre fazioni. Questa ultima fase rappresenta il grave consolidamento di un ambiente invivibile.

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Dopo il consolidamento di raggruppamenti e attriti l'ambiente diventa quasi sempre, con tendenza crescente: teso, improduttivo e soprattutto stressante (volano frasi allusive, scherzi pesanti, battute cattive, esclusioni, vendette, ecc.). Come districare quindi questa caotica situazione? La risposta come già accennato non è certamente di facile individuazione ma se ci fermiamo a riflette su ciò che ha causato la strutturazione finale non ci è impossibile azzardare delle ipotesi:

  • Prevenire - Come in molti campi la soluzione è sempre quella di prevenire, scongiurare insomma l'evenienza dei suddetti passaggi dannosi. Un buon modo è quello di evitare in tutti i modi che si formino delle coppie fisse, cercare in qualche modo di far "ruotare" casualmente (proponendolo magari ai propri "superiori") quelli che possono essere posti in classe, in mensa, orari di turno, collaboratori, vicini di scrivania (ecc.). In una parola: mettere l'uno di fianco all'altro personalità differenti.
     
  • Fare il primo passo - Se davvero vogliamo che l'ambiente di lavoro migliori occorre che noi, muniti di pazienza e determinazione, ci mettiamo a fare il primo passo: dobbiamo riallacciare i rapporti (fare battute simpatiche, inviti, piccoli regali, scuse sincere, gentilezze, cercare complicità, dare fiducia, ecc.). La parola d'ordine è insomma provare, provare e riprovare ancora: ingoiare l'orgoglio, prevedere e accettare eventuali ritorsioni e umiliazioni in vista di un coesistere più sereno e appagante (vale di più una sciocca rivalsa o una vita senza stress?).
     
  • Coalizzarsi - Una soluzione (almeno temporanea) è quella di spostare l'attenzione ostile non più su una o un'altra fazione ma su un comune "nemico" (datore di lavoro, professore, altra classe, scuola, azienda, ecc.). Individuando un incisivo avversario comune o meglio una finalità/obiettivo se non coincidente almeno parallelo ogni divergenza non potrà che perdere di tono in vista di un interesse collettivo. Da qui a raggiungere poi un ambiente lavorativo più accettabile la strada non è poi così ardua.

In quanto esseri umani siamo si con evidenti differenze ma allo stesso tempo caratterizzati da altrettante somiglianze (tutti abbiamo lati positivi e negativi). Non si potrà ovviamente essere tutti amici, ma se non altro almeno in grado di non "divorarsi" l'un l'altro.

 

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