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Articoli Lunga vita a  Diabolik
Il giallo a fumetti




Lunga vita a Diabolik

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 Lunga vita a Diabolik

Il celebre fumetto, ideato da Angela e Luciana Giussani, nasce negli ormai lontani anni '60 e contrariamente a molti suoi "doppioni" è riuscito a sopravvivere fino ai giorni nostri senza giungere a capovolgere il proprio stile, mantenendo ovvero quelle caratteristiche che lo hanno reso mitico fin dalle sue prime uscite.
<%'ADV_ORGANIZER 1.0 | formato, categoria, base, altezza, unico, disposizione, voto, dove, numero,tipo,refresh,output response.write(organize_adv(0,categoria,468,60,176,,9,,1,1,1,)) %> La longevità di Diabolik affonda le sue radici in in tre qualità fondamentali: primo, rinunciando ad un'evoluzione, la serie non ha mai "estremizzato" le scene di cui sono composte le varie storie (non accade mai nulla di duraturo o irreparabile); secondo, la serie ha lasciato sempre lo stesso grado di determinazione e lo stesso carisma sia all'antagonista (Ginko) che al protagonista (Diabolik): nessuno dei due è invecchiato, tutte le storie (o quasi) sono autoconclusive e non è praticamente mai accaduto nulla che abbia avuto riferimenti spazio/temporali del tutto definiti; terzo, l'inafferrabile criminale è un soggetto del tutto originale: implacabile e astuto con il mondo ostile,  corretto e pazzamente innamorato in compagnia di Eva (la sua compagna/complice). La figura che si viene quindi a delineare è quella di un machiavellico e terribile genio del male che però ,sotto alcuni aspetti, lascia trasparire un animo nobile e propenso al rispetto, quasi fosse come nel tao (sintesi armonica degli opposti), il cerchietto bianco di positività in mezzo all'oscurità.
Il profilo psicologico di Diabolik è dato da due componenti: i condizionamenti esterni (la gioventù passata sull'isola di King) e il condizionamento interno, un'irrefrenabile spinta soggettiva a superare se stesso e a cercare lo scopo della propria vita nella sfida, nella "danza sull'orlo dell'abisso".
Sebbene, come già accennato, non si possa parlare di "evoluzione" leggendo i numeri vecchi e nuovi di Diabolik è quasi automatico il tentativo di suddividere in tre momenti la sua "esistenza": il primo periodo, quello in cui davvero gli si addiceva l'appellativo "Re del terrore" è quello in cui a portare a termine colpi sanguinari e spietati era qualcosa definibile come "ombra informe" visibile soltanto per brevissimi istanti in cui il lettore rimaneva in uno stato di angoscia continua se non addirittura di puro terrore. In quel periodo la figura di Diabolik non era però ancora ben strutturata e tendeva forse a sfiorare i limiti di ciò che era l'umanamente accettabile. Il secondo periodo, probabilmente il più pregnante, è quello dove il fumetto raggiunge finalmente il suo equilibrio, l'avventura e il mistero non mancano (piani complessi e lucidi intrecci), mentre le scene più cruente risultano leggermente "levigate", ammorbidite o eventualmente giustificate (per esempio gli aghi al cianuro vengono spesso sostituiti da aghi narcotici). Da qui si è potuto dare il via a un soggetto meglio definito e più razionale. Esiste infine un terzo periodo, suddivisibile a sua volta in altre due parti, il primo dove Diabolik assume un ruolo a volte un po' troppo tenue e tende addirittura a convertirsi in un "giustiziere" e il secondo, quello odierno dove Diabolik ha ripreso la via di stabilità ed efficacia narrativa precedentemente raggiunta.

p.s. Discorso a parte andrebbe fatto per la serie animata che purtroppo è, a più livelli, un traviamento della fumetto senza pari ma forse è meglio stendere un "velo pietoso" su questa piccola caduta di stile.

 

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