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I maestri della moda e dell'economia
Incontro con Brunello CucinelliPer la primavera-estate 2006, Brunello Cucinelli immagina il fascino
di terre lontane, seguendo il filo conduttore di un nomadismo, come
abito mentale, dove egli trae alimento per la sua vena creativa, usando
materiali pregiati che vengono da altre culture. Brunello Cucinelli
produce cachemire ad alto livello. Ci sorprende, dopo averlo legato con
il lino e il cotone, arriva a proporre Diamante, il cachemire tessuto
con la seta. Egli stesso acquista personalmente la materia prima in
Mongolia, dove si reca due volte l'anno, per poi trasformarla in
abbigliamento senza tempo. Il suo stile è semplicissimo, molto spoglio,
epurato da qualsiasi ornamento, per una linearità essenziale, fatta solo
di taglio sapiente e di materiali straordinari.
Recentemente Brunello Cucinelli è stato tra i protagonisti del
Premio "Il Campione" 2006 (V edizione) a Milano a Palazzo Isimbardi. I
direttori delle principali testate giornalistiche italiane votano
personaggi di rilievo nel proprio campo, che abbiano lanciato messaggi e
valori positivi attraverso i mass media, come dichiara Mario Furlan,
straordinario fondatore e ideatore dell'iniziativa. Cucinelli è Campione
per l'Economia.
Agli studenti di giornalismo ha parlato nel pomeriggio, presso
l'Istituto per la Formazione al giornalismo, in Milano. "Voi giornalisti
- ha esordito lo stilista - siate speciali, siate diversi, siate
coraggiosi, mettete in gioco anche il cuore, non solo la mente,
emozionatevi. Comunicate. E siate tolleranti. I tolleranti avranno un
futuro molto interessante." E ancora, richiamando la filosofia: "Spinoza
dice che il compito dell'uomo non è condannare, non è giudicare, ma
conoscere".
"Segui il sogno"
Ciò che più colpisce nella persona dello stilista e produttore, è il
livello umano, la sua volontà di di rispettare i valori alti del nostro
esistere.
Da ragazzo aveva letto testi dell'economista Theodore Levitt, ma
giungendo alla tesi: "il profitto prima del cliente", prima della
persona, lo aveva tralasciato. Osservava Benetton, che produceva,
allora, soprattutto pullover, che si distinguevano in quanto "colorati".
Così pensò di fare, invece, del cachemire, colorato. Come il vero
self made man, si fece prestare un milione di lire (diconsi un
milione) dalla banca locale e iniziò a produrre capi, dal nulla,
l'azienda era fatta di tre persone in tutto. Egli, anche oggi, dice:"La vita senza sogno, non ha modo di essere",
"Segui il sogno".
Ed il sogno era creare una struttura, dove "sarebbero esistiti l'
economia, il profitto, sì, ma rispettando i valori umani, rispettando
l'individuo.". Un esempio: si può anche riprendere una persona, ma, nel
rapporto, non si può passare il limite: si può mettere in discussione un
prodotto, un fatto, non il rispetto del soggetto. E, a volte, evidenzia
Cucinelli, basta uno sguardo, in positivo o negativo. Questo per
ribaltare le tristi esperienze lette negli occhi di suo padre, prima
contadino, ma, poi, operaio, la cui anima era stata saccheggiata da
un'azienda che non conosceva il rispetto per l'uomo. La pace avita del
casolare, dove la famiglia Cucinelli abitava insieme agli zii -
dividendolo in due parti: quattordici persone da una parte e quindici
dall'altra - era andata perduta, per lasciare il posto ad esperienze
alienanti, davanti alle quali Brunello, ancora ragazzo, restava colpito,
leggendole in viso a suo padre. Da questi fatti di vita, sono nate le
idee attorno al modo di condurre un'azienda, quando, ormai, saggiamente,
suo padre "lo guardava solo da dietro", lasciandolo fare, senza
interferire, ma con fiducia nel lavoro del figlio, ponendosi solo come
punto di riferimento. Un padre che, in questo modo, indirettamente gli
dava anche lezioni su come guidare i figli, senza sostituirsi ad essi.
Lui, che, in famiglia, era stato d'esempio: "Non ho mai sentito - dice
Brunello - litigare i miei genitori".
Custode "pro tempore"
Per Brunello Cucinelli, la produzione è tutta in Italia ed è
realizzata, come in un sogno, in un piccolo borgo medioevale, presso
Perugia: Solomeo. "Dovevo ingrandire l'azienda, un giorno guardai quelle
case, davanti alle quali passavo tanto spesso: era come se le vedessi
per la prima volta". Sarebbero diventate la nuova struttura. Di più: lo
stilista ha reso possibile il restauro completo della frazione
medioevale di Corciano, presso Orvieto. E la sua è una posizione
particolare. Brunello Cucinelli, di ciò che possiede, dichiara di "essere
custode, non proprietario", anzi "custode, pro tempore". "Se
vi sentite custodi, sentite il tempo in modo diverso". "Farete progetti
non per i prossimi dieci o venti anni, ma per il prossimo millennio".
Nelle ristrutturazioni del paese che ha voluto far rinascere, egli ha
considerato maestri come "lo spirito del luogo", che non permette che si
travisino le fisionomie locali, segnate qui, da questo particolare
scorrere del tempo, in questo luogo. Egli ha tenuto conto della
conoscenza dello spirare dei venti, che non possono non incidere su
architetture e progettazioni. Perciò ha voluto architetti ed esecutori
della zona, anzichè persone arrivate da altri mondi, che non potrebbero
reinterpretare quelle armonie già presenti. Tempo fa, aveva letto: "Mi
sentivo responsabile delle bellezze del mondo" (Adriano). Egli si è
preparato studiando l'architettura, da Palladio a Leon Battista Alberti,
ripercorrendo le peripezie di Pericle, che, presentando il progetto del
Partenone, si sentì rispondere, che ci volevano troppi denari. Così
dichiarò che l'avrebbe costruito ugualmente, di propria tasca, ed allora,
invece, i soldi arrivarono. Era un progetto per tremila anni. |