- Albert Camus, "La caduta": la filosofia della crisi e dell'incertezza -
 

Albert camus: crisi e incertezza
 
LA FILOSOFIA DELLA CRISI E DELL'INCERTEZZA

La filosofia contemporanea, a tutt'oggi , è la filosofia della crisi e dell'incertezza.

Senza entrare nel merito ed apprezzandone il travaglio, se ne coglie il filo conduttore.  Il "Movimento dell'ermeneutica" parla, non di verità assoluta, ma di interpretazione.(Hans Georg Gadamer, Paul Ricoeur). Il decostruttivismo de-costruisce la metafisica della presenza. Il neopositivismo o neoempirismo logico relegano la filosofia a lavoro di chiarificazione concettuale. (Ludwig Wittgenstein). Il "pensiero negativo" nega la possibilità di cogliere la totalità del vivere. (Massimo Cacciari: "Krisis". 1977 ).  E così si può proseguire.

Le tesi degli intellettuali sono poi lo specchio del modo di pensare della società, nei suoi singoli individui.

Ma in mezzo a tante posizioni di rottura, che vedono la caduta di ogni verità e di ogni possibilità di scoprirla, c'è chi sa rispondere a quella domanda sul significata dell'esistere e vive e si impegna all'interno della società con un'umanità lontana da quella filosofia dell'incertezza, ma , al contrario, gravida di valori. Un' umanità che sa l'esistenza dello spirito.

Stiamo parlando di filosofia e di pensiero, ma l'esperienza ci insegna, che, spesso, uomini semplici, non dotati di grande cultura, vivono la vita costruttivamente, esprimendo valori che non sono assolutamente la conclusione di lunghi giochi logici o di deduzioni filosofiche riservate agli intellettuali. Questi ultimi saranno in grado di comunicare nuove conquiste speculative, di chiarire meglio il pensiero, di organizzarlo razionalmente, di svilupparlo. Ma la vita è un valore per tutti e la conoscenza del suo significato è possibile a ciascun uomo. Non sono necessari grandi studi per riconoscere, in maniera immediata e funzionale all'esistenza, ad esempio, vita e non-vita. Si tratta di una intuizione. Attraverso questa facoltà, noi non conosciamo tutto, ma comprendiamo ciò che è per noi indispensabile. Così, e non certo alla fine di un corso universitario, è percepibile il mistero dell'esistere. L'umanità lo ha sempre individuato, fin dalle epoche primitive. Poi, anche davanti a tutto ciò, si può ancora dire con Pavese ("Diario"): "Che cosa strana è che non possiamo attenderci nulla. Qualcuno ci ha forse promesso qualche cosa?"

Prima ancora di porci questa domanda, dobbiamo constatare che è la nostra stessa struttura umana ad essere "promessa". L'individuo avverte di essere carico di "valenze aperte", come dicevamo sopra, le quali non si neutralizzano nella esperienza di questa esisten­za: basta leggere la vita quotidiana. Basta riflettere sulle biografie degli uomini che pure sono stati più significativi per l'umanità. Comune a tutti è quella perenne esigenza di superamento, quella ineliminabile necessità di andare sempre oltre.

Queste "valenze aperte" sono segno di altro, sono tracce.

"La caduta" potrebbe essere uno di quei fatti che sono la premessa dell'incontro di un'altra prospettiva. Incontro che Camus sembra non essere arrivato a fare, benché egli, meglio di ogni altro, abbia saputo descrivere la ra condizio­ne esistenziale. Dall'inizio alla fine del romanzo, il protagonista è troppo assorbito ed accecato da un unico, privilegiato, ma incompleto, amore per se stesso. ache dopo il suo cambiamento di vita.

L'autore sembra, nei momenti più drammatici, chiedere al lettore un confronto , una risposta, ma non è in grado di uscire dal suo io. Riguardo alla, pur impossibile, eventualità del ripetersi degli avvenimenti accaduti, egli esce con queste parole :"Una seconda volta, eh, che impudenza! Supponga, caro avvocato, che ci prendano in parola? Bisognerebbe decidersi. Brr..! L'acqua è così fredda! Ma rassicuriamoci! Adesso è troppo tardi, e sarà sempre troppo tardi, per fortuna!". Questa è la fisionomia dell'uomo. Benché nessuno può sapere cosa passa, infine, nell'interiorità di un uomo. Egli sembra fermarsi solo ad un passo, rimane avvinghiato alla caducità, senza poter arrivare a dire: appartengo allo spirito, all'essere, nella sua totalità eterna.
 

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