- Albert Camus: la vita e le opere -
 

Albert camus: la vita e le opere
 
ALBERT CAMUS, LA VITA

Albert Camus nasce in Algeria, a Mondovì, nel 1913. Il padre, operaio di origine alsaziana, muore poco dopo la sua nascita. La madre, di origine spagnola, fa la domestica. L'infanzia ad Algeri, a stretto contatto con la miseria, verrà sempre considerata come un'esperienza essenziale, di privilegio. Se riesce a studiare è grazie a un'intelligenza precoce, che induce gli insegnanti ad aiutarlo. Benché sofferente per i primi attacchi di tubercolosi, studia filosofia e si adatta ai più disparati mestieri. Vive anche una breve esperienza matrimoniale e nel 1934 aderisce al partito comunista (più tardi lo rinnegherà). Ha molti contatti con ambienti politici arabi, nazionalisti in particolare (difensori dell'indipendenza algerina dalla Francia). Si avvicina anche al teatro - un amore che non dimenticherà mai. Completerà gli studi con una tesi su: "Metafisica cristiana e neo-platonismo". La tubercolosi gli impedirà di dedicarsi alla carriera universitaria.

Sono comunque anni intensi. Fonda il "Théatre du travail", lavo­ra per la radio, fa l'attore e il regista.

Nel 1938 pubblica: "Nozze", dove si intrecciano i motivi della felicità e della natura da un lato e della condizione mortale dell'uomo dall'altra, temi cari al Camus giovanile, che lasceranno poi il posto ad atteggiamenti di denuncia più articolati, nei confronti delle strutture generali del mondo, in cui la violenza, l'assurdo e la verità assumeranno ruoli determinanti, in una dialettica rigida e spietata.

Tenta poi il teatro, con "Caligola", con vasto successo di pubblico e mette mano a quello che sarà il suo primo e forse più popolare capolavoro narrativo: "L'étranger", ("Lo straniero") .

Si intensifica, intanto, la sua attività politica, volta a denunciare i comportamenti colonialistici della Francia in Algeria.

Siamo, così, allo scoppio della guerra. Rifiutato come volontario per le condizioni di salute. Egli  si trasferisce in Francia, a scrivere per "Paris Soir", ma, l'arrivo dei tedeschi lo costringe ad abbandonare Parigi e, in seguito, anche il giornale, passato a "collaborare".

Si sposa per la seconda volta. Sono gli anni della Resistenza. Egli aderisce al movimento "Combat" e si occupa dell'omonimo giornale, ovviamente clandestino.

Le condizioni fisiche, a tratti precarie, non gli impediscono, oltre all'attività clandestina, di portare a termine "Il mito di Sisifo" e "La peste".

Quella fenomenologia dell'assurdo, primo, e non eliminabile, che permea l'esistenza, nelle opere di Camus, non lo porta, in nessuna maniera, al nihilismo contemporaneo. Egli "non cede alla facilità di una logica negatrice e distruttiva", ha scritto Nicola Chiaromonte. Ne "L'étranger", il protagonista é un uomo che guarda il mondo con "obiettività" e il suo rifiuto a mentire, è proprio quello che lo condanna. La verità, in termini assoluti, nel mondo stravolto dall'assurdo, diventa inconcepibile, incomprensibile.
 

"IL MITO DI SISIFO" E  LE OPERE

Anche Sisifo è un eroe assurdo. L'immagine che Camus strappa al mito è precisa: "Il suo disprezzo per gli dei, il suo odio per la morte e la sua passione per la vita, hanno valso, per lui, questo supplizio indicibile, in cui tutto l'essere è impegnato a non ottenere nulla.

E' il prezzo che bisogna pagare per le passioni di questa terra...". E Camus ti guarda e ti chiede se, per caso, anche tu non sei  impegnato, con tutto il tuo essere a non ottenere nulla.

E' in questo senso che io amo leggere Camus, poiché egli va al fondo della tua umanità ed esige tutto, anche se, egli stesso, non sa darti tutto.

"Tutta l'opera di Camus, si può dire, sia uno sforzo per esprimere  il momento della coscienza", scrive ancora Chiaromonte, anche se, questo, non comporta, ancora, una risoluzione nell'azione. Questo è un tema che, da "L'étranger", arriverà ad essere presente ancora nell'ultima opera,"La chute" ("La caduta"), che rappresenta esattamente il "momento della coscienza", il quale solo apparentemente sfocia nell'azione, in quanto il cambiamento di vita del protagonista, in realtà non sarà che lo sforzo continuo del reiterarsi di quell'attimo, dentro di sé. E, in seguito, lo sforzo continuo di generarlo negli altri uomini. "La chute" è del 1956.

Seguendo l'ordine cronologico, insieme a "Il mito di Sisifo", sì colloca il romanzo "La peste". Camus vi lavora fin dal 1941, anche se la pubblicazione avvertà solo nel I948. Qui il retroterra poetico e morale è formato anche da una componente politica, che va al di là della stessa allegoria, che guida il racconto. Il flagello da combattere è quello hitleriano e, Camus, aderendo alla Resistenza, sa che cosa lo attende: una lotta difficile, dura, e che non avrà termine neppure, forse, con la fine ufficiale del conflitto. Perché egli va a toccare gli strati profondi, il magma dell'assurdità. "La peste" è  un'opera narrativa  rigorosa nel suo assunto di "resoconto"  , di documento, da cui emergono precisi valori mo­rali, l'umanesimo di Camus. L'immagine di fondo, tuttavia, è costantemente quella di una pesante ineluttabìlità, di una condizione negativa dell'uomo, che si erge sopra la contingenza storica e si rivela universale. Questi elementi tornano sempre, così come sono l'ossatura di in un altro dramma, "Le malentendu" ("Il malinteso"). E' interessante notare che la scelta del titolo, in Camus, ne "La chute" e in altre opere, già esprime, come un colpo d'ala, la sua concezione di vita. Sono termini asciutti, sospesi nel vuoto,

che manifestano un concetto negativo, che lascia sgomenti, quasi in attesa di conoscere una destruente realtà presentita.

Il periodo storico che vive Camus, deve, ora, affrontare nuovi problemi. L'autore, assieme a Pascal Pia, assume la direzione di "Combat": si schiera contro la repressione francese in Algeria (siamo agli albori di quella che diventerà una guerra d'indipendenza, che vedrà Camus in una posizione difficile), poi contro l'atomica di Hiroshima, poi contro il regime di Franco. Intanto dirige una nuova collana di libri per Gallimard. mette in scena "L'état de Siège"("Lo stato d'assedio"). "Les justes" ("I giusti") e lavora a "L'homme révolté" ("L'uomo in rivolta"), che pubblicherà  nel 1951, scatenando una furiosa polemica.

La fondazione di "Combat", nell'immediato dopoguerra, aveva segnato la speranza (o l'illusione?) di creare e imporre in Francia una forte corrente di pensiero di sinistra, né allineata, né contraria al partito comunista e si era anche usata l'etichetta l'esistenzialista, per far coesistere uomini conte Sartre e Camus. Eppure, sarà lo stesso Camus a dichiararlo, da "quando ci siamo conosciuti non facemmo altro che constatare le nostre differen­ze. Sartre è esistenzialista e il solo libro di pensiero che io abbia pubblicato, "Le mythe de Sisiphe" è diretto contro i filosofi esistenzialisti''. Quindi è discutibile annoverare Camus fra questi filosofi a lui contemporanei e con i quali ha avuto fondamentalmente dei contasti.  Ma presto dal piano filosofico il conflitto doveva passare a quello politico. Dopo una serie di articoli,in cui 1' URSS era parte in causa, la rivista di Sartre, "Temps Modernes", stroncò' apertamente "L'homme révolté". Il distacco di Camus dalla sinistra è ormai cosa fatta.

"Le discordanze ideologiche e politiche, tra loro due, esistevano già' nel 1945", scrive Simone de Beauvoir ( parte in causa anche in quanto significativa redattrice di "Temps Modernes"), che continua: "Di anno in anno queste si era­no approfondite. Camus era un idealista, moralista, anticomunista".

Sartre credeva alla verità del socialismo. Poiché il neu­tralismo fra i due blocchi era impossibile, Sartre si era avvicinato all'Urss. Camus detestava l'Urss, quindi pur non amando gli Stati Uniti praticamente si schierava dalla loro parte. In sostanza la posizione di Camus tende alla formulazione di un nuovo umanesimo, di una società costruita sull'uomo e per l'uomo: progetto che passa attraverso il grande sforzo della solidarietà umana. Egli nega la violenza, come necessità storica. Non crede nella rivoluzione e nel mito della Storia, punti fermi, invece, del pensiero di Sartre. Per Sartre il progresso si basa essenzialmente sulla lotta di classe, e non può passare attraverso ricerche di equilibri e tanto meno, sulla " ricerca di solidarietà." Il contrasto è ormai insanabile e va al di là dei termini individuali, coinvolgendo una vasta area della cultura francese.

Camus nel 1957 ottiene la consacrazione ufficiale del Premio Nobel. La sua opera più importante è ritenuta "La chute", tuttavia occorre citare ancora: "L' été", "L'exile le royaume" e i tre volumi di "Actuelles" (I950, 1953, I958), che raccolgono articoli e interventi, di un arco cospicuo della sua vita. Egli si ayvicina poi anche a De Gaulle e solo la salute gli impedisce di assumerti la direzione della Comédie Française.

Muore a soli quarantasette anni nel 1960, in un incidente stradale, sull'auto del suo editore Marcel Gallimard.
 

<< INDIETRO