- Labirinto -
 

Italo Calvino
 
CALVINO, DISCEPOLO DI BORGES

Nel racconto "La biblioteca di Babele" dello scrittore argentino Borges si descrive un allucinante universo che essenzialmente è una biblioteca spazialmente infinita composta da sale esagonali, che raccoglie disordinatamente tutti i possibili libri di 410 pagine in cui si susseguono sequenze di caratteri senza ordine, in tutte le possibili combinazioni. A volte gli uomini sono riusciti a trovare espressioni sintatticamente corrette quali:

ah, tempo le tue piramidi!
tuono pettinato,

ma fino a quel momento, prive di senso. Poiché i caratteri possono, per casualità, comporre frasi di senso compiuto, nella labirintica Biblioteca di Babele continuano a muoversi ed affannarsi gli uomini in cerca del Libro che contiene la Verità.

Questo metodo di scrittura, definibile sotto alcuni aspetti combinatorio influenzò notevolmente alcune opere di Calvino, specie se si pensa al "Il castello dei destini incrociati". Evidenziandone rapidamente le somiglianze con Borges possiamo narrare brevemente il metodo attraverso il quale si struttura la storia. Il racconto iniziale è quello di un viandante che attraversa una foresta e giunge in un maniero dove gli ospiti scoprono presto di non essere più in grado di parlare, per magia o per incantesimo, ma ognuno ha comunque voglia di raccontare cosa li ha portati in quel luogo. Una storia per ciascuno, ma essendo muti, per comunicare tra loro, usano i tarocchi disponendoli sul tavolo, sia ognuno i propri, sia utilizzando quelli degli altri: in questo modo le storie s'incrociano, si combinano in un gioco che coinvolge tutti; l'incapacità di conversare è così risolta dalle carte. Risulta palese fin da subito le somiglianze tra i metodi dei due scrittori di comporre le loro storie, cioè facendone una letteratura labirintica spesso tortuosa e intrecciata. Infatti intorno agli anni sessanta, Calvino aderisce ad un nuovo modo di fare letteratura, ora intesa come artificio e gioco combinatorio. Per lo scrittore ligure è necessario rendere visibile ai lettori la struttura stessa della narrazione, per aumentare la loro consapevolezza. In questa nuova fase produttiva Calvino si avvicina ad un tipo di scrittura che potrebbe essere definita "combinatoria" perché il meccanismo stesso che permette di scrivere assume un ruolo centrale all'interno della produzione; lo scrittore infatti è convinto che ormai l'universo linguistico abbia soppiantato la realtà e concepisce il romanzo come un meccanismo che gioca artificialmente con le possibili combinazioni delle parole. Il primo prodotto di questa nuova concezione della letteratura è Il Castello dei destini incrociati, in cui il percorso narrativo è affidato alla combinazione delle carte di un mazzo di tarocchi. Questo procedimento risente di numerose influenze, prima tra tutte quella della la scrittura labirintica di Jorge Luis Borges. Calvino espone le sue idee riguardo alla funzione degli intellettuali in un articolo-saggio del 1962 intitolato "Sfida al labirinto"; questi secondo la sua visione devono cercare di comprendere il caos del reale per tentare di dare un senso alla vita. Il "labirinto" è il dipanarsi continuo e potenzialmente infinito delle strade della narrazione; "questa letteratura del" labirinto "gnoseologico-culturale ha in sé una doppia possibilità. Una consiste nell'attitudine oggi necessaria per affrontare la complessità del reale, rifiutando tutte le visioni semplicistiche; quello di cui abbiamo bisogno è la mappa del labirinto, la più particolareggiata possibile. Dall'altra parte c'è anche il fascino del labirinto in quanto tale, del perdersi nel labirinto, del rappresentare questa assenza di vie d'uscita come la vera condizione dell'uomo. Resta fuori da questa sfida, chi crede di poter vincere i labirinti sfuggendo alle loro difficoltà; è dunque una richiesta poco pertinente quella che si fa alla letteratura: dato un certo labirinto trovarne la chiave d'uscita". Tutto ciò che essa possa fare è individuare l'atteggiamento migliore per trovare la via d'uscita, anche se questa via d'uscita non sarà altro che il passaggio da un labirinto all'altro. Ma quello che è importante da notare e che si sta cercando di salvare è la letteratura della sfida al labirinto distinta da quella della resa del labirinto, che abbandona la speranza nel potere determinante della letteratura.
 

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