Sebbene questa sensazione sia percepita da tutti noi tramite gli stessi
mezzi (sistema nervoso) il dolore viene percepito in modo diverso da
persona a persona, esso infatti dipende da molte cose, età, sesso,
situazioni psicologiche… e in più esse possono anche non essere
puramente fisiche, ma anche psicologiche. Queste furono scoperte da
Sigmund Freud, il quale aveva osservato che Charcot nel 1886 curava le
malate di isterismo con l’ipnosi, portando fuori dalla loro psiche la
reale natura della loro malattia.
Fu così infatti che Freud cominciò a studiare l’isteria e quindi anche
la mente umana, in particolare questi studio l’inconscio (ES), cioè
quella parte della nostra mente che agisce senza il controllo dell’Io
censorio. Per Freud l’Es è spinto solo da impulsi sessuali e distruttivi
(Eros e Thanatos) che essendo troppo perversi o contro la propria morale
vengono respinti dall’super-Io e quindi questi desideri o pulsazioni non
raggiungono l’ Io (la regione della mente conscia) quando per un strano
evento l’Es produce un pensiero intollerante allora per Freud c’è la
probabilità che il soggetto si ammali, specialmente se questi è di sesso
femminile, dando luogo all’isteria.
I malati isterici presentano disturbi assai gravi, come assenza di
sensibilità e paralisi degli arti inferiori o superiori, nonché fenomeni
di afasia (difficoltà nel parlare, addirittura mutismo) e amnesia
(disturbi del ricordo), senza tuttavia che si possano osservare lesioni
somatiche tali da potersi dire causa dei disturbi stessi, e senza
altresì che i soggetti manifestino quella perdita di capacità di
intendere e volere tipica delle malattie mentali come la demenza o
l’oligofrenia (imbecillità).
Questa malattia lo stesso Freud la faceva derivare dalla parola Hyster
che in Greco significa «utero», per evidenziare che questa malattia era
molto più diffusa tra le donne.
La spiegazione sul perché questa sia più diffusa nel “sesso debole” la
si può riscontrare in uno studio del dottor Zonca Giovanni, questi
infatti, usando cavie «animali, ratti in particolare» notò una cosa
assai singolare:
«Ad uno steso stimolo doloroso iniziale i maschi reagiscono aggredendo
ed aumentano nel cervello la produzione di ormoni che riducono la
memoria, le femmine fuggono aumentando nel cervello gli ormoni che
invece produco la memoria.
Se però lo stimolo doloroso aumenta e diviene inevitabile, i maschi
svengono e le femmine aggrediscono.[…] i maschi avvertono il dolore come
pericolo ed istintivamente reagiscono aggredendo, ma se il dolore
diviene continuo, ineliminabile, avviano una reazione di autodifesa
sottraendovisi con lo svenimento. Anche le femmine percepiscono il
dolore come pericolo, ma, probabilmente abituate ad affrontarlo in
termini di difesa della prole, in prima istanza cercano di sottrarvisi,
e solo quando questo diventa ineluttabile aggrediscono.
Quanto agli ormoni della memoria, se ciò che accade nei ratti fosse
valido anche per gli uomini, si potrebbe estrapolare che i maschi
tendono a dimenticare le esperienze dolorose, mentre le femmine tendono
invece a memorizzarle. […] Potrebbe essere questa una delle ragioni […]
alla base della maggiore tendenza delle donne a sviluppare e mantenere
stati di dolore cronico.
[…] Il dolore dunque da alleato può trasformarsi in acerrimo nemico
dell’uomo.»
Con ciò naturalmente né Freud né io vogliamo dire che solo le femmine
sono ad alto rischio per ciò che riguarda le malattie mentali, poiché
anche gli uomini, Psycho docet, sono soggetti a queste malattie, anche
se diverse dall’isterismo, una di queste è la nevrosi che si sviluppa
quando un individuo non riesce a superare le sue fasi evolutivo/
sessuali. Per Freud infatti ogni essere umano deve superare tre fasi
prima di sviluppare una sessualità piena e queste sono:
-
la fase orale: in cui il bambino prova piacere
nella suzione delle mammelle della madre;
-
la fase anale: in cui il bambino prova piacere
nelle ritenzione e nella evacuazione delle feci;
-
la fase genitale: in cui si sviluppa il complesso
di Edipo e il bambino ama il genitore del sesso opposto e vede
nell’altro il suo rivale.
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