Giovedì 23 dicembre 2004 - 14.28.11
La trasformazione degli idoli nella società
Che cosa ci colpiva ieri? E oggi? E domani?
L'evoluzione dell'uomo è come una serie di scatole cinesi: tutte uguali
(l'Homo Sapiens Sapiens è geneticamente sempre lo stesso), dello stesso
materiale (i suoi bisogni naturali) e magari anche del medesimo colore
(i suoi bisogni artificiali generali) ma diverse nella dimensione (e qui
sta l'anomalia)...
Da innocenti bambini partiamo con l'ammirare la forza fisica, crescendo
impariamo ad apprezzare chi si oppone al sopruso e alla fine arriviamo
invece ad idolatrare chi fa della mera "coerenza", nel bene e nel
male, il proprio credo. Un'analisi come questa è forse applicabile anche
su larga scala nel piano dell'evoluzione della società umana. Con un po'
di presunzione potremmo addirittura tentare di "riassumere", nello
schema tripartitico citato l'umanità intera: nascita, maturazione e suo
decadimento.
In un ipotetico "punto di inizio" (difficilmente collocabile nella linea
temporale) ad essere ammirati erano i grandi, elementi capaci di nobili
imprese sostenute da validi obiettivi quali: conquistare per il
prestigio del proprio impero, diffondere una fede piuttosto che un'altra
e punire (anche con pena capitale) i renitenti all'ordine giudiziario e
al potere dominante.
Oggi probabilmente se un governo proponesse simili obiettivi verrebbe
immediatamente destituito e i suoi membri incarcerati (siamo cambiati);
nella nostra epoca definiremmo difatti "barbarie" questi modi di pensare
che in quel passato non così remoto erano comunemente accettati quasi da
tutti.
In un secondo stadio, il progresso della nostra società, già più
tendente verso l'atomizzazione sociale, ci ha portati ad individuare
l'uomo grande in chi si opponeva strenuamente alle suddette forze
dittatoriali e tiranniche per abbatterle ridando così il potere al
popolo (ed ecco la democrazia); l'essere capace per esempio di
sacrificare se stesso per il bene comune.
L'uomo del nuovo millennio di fronte a simili atteggiamenti non si può
dire che non ne rimanga colpito ma, se così si può asserire, "arriccia
un po' il naso"... Negli ultimi tempi infatti, nella più totale assenza
di autonomia decisionale, chiniamo il capo e genoflettiamo i nostri
corpi obesi di fronte all'uomo "coerente", nel bene e nel male:
coerente. Diventiamo quindi sempre più meschini e purtroppo la mutazione
che stiamo subendo parrebbe essere quella terminale, quella di una
società ipocrita che sta invecchiando. Colui che ha più "fitness"
oggigiorno non è più il guerriero o il filosofo ma il comunissimo
"Signor Rossi" che nella sua infinita alienazione psichica segue i
modelli proposti dai media e si muove a stento nella buia stanza della
società, senza accendere la luce, senza aprire la finestra, nella
speranza di non urtare contro qualcosa nel periodo in cui ci deve
sostare: siamo leoni in cattività, istinti guerrieri soppressi e
ingrassati dalla modernità.
Chi resiste è isolato dal sistema che tende ad eliminarlo (con
l'emarginazione appunto). Il genio invece è chi resiste e si impone
sugli altri dettando così la strada che verrà percorsa; il genio è in
poche parole l'antesignano del periodo evolutivo successivo a quello in
cui esso stesso vive, è l'intuizione del futuro (spesso derisa, spesso
temuta, spesso ignorata). Non tutti i generi di genialità sono però
positivi (purtroppo). E' insomma la genialità (benigna o maligna che
essa sia) a stabilire il punto di collegamento che permette di passare
dall'una all'altra scatola cinese. L'uomo comune non si evolve, il
creativo evolve gli altri. Tutti hanno paura di usare la propria
fantasia, la propria intuizione della vita o anche solo il proprio
acume in maniera produttiva, per paura di essere derisi; l'uomo mediocre
è pavido e i pavidi ristagnano. Il genio in sostanza non è sempre una
personalità che porta pace e benessere, può essere anche un
machiavellico dittatore o comunque qualcuno che inconsapevolmente,
fornendo il suo contributo mentale, favorisce la nostra estinzione.
Il problema che affligge il nostro vivere è proprio il fatto che non
esiste più genialità positiva. Quasi tutto ciò che era indispensabile è
stato inventato, il nuovo target è il superfluo del superfluo. Dove
stiamo correndo? A chi ci sostituirà l'ardua sentenza.
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