Marx: vita, formazione, scritti e obiettivi
L'evoluzione del pensiero di Marx tramite i suoi libri.
Il pensiero di Marx (1818-1883) più che strettamente filosofico è in realtà economico: si concentra
anche su di essa ma anche
principalmente si occupa di economia e politica. Marx comincia con studi umanistici, a Triviri, da una
famiglia borghese di ebrei convertiti luterani per poter accedere
all'avvocatura.
Segue poi la facoltà di giurisprudenza, ma a Berlino segue le lezioni di diritto
degli hegeliani ed entrerà quindi in contatto con la sinistra hegeliana, così si
laurea in filosofia, con una laurea sul materialismo, confrontando tra Democrito
ed Epicuro. Dagli anni Quaranta diventa giornalista e scrive sulla Gazzetta
renana, rivista soppressa per le sue critiche contro il regime prussiano. Si reca
a Parigi e scrive sugli Annali.
La prima opera di critica sistematica ad Hegel è Critica della filosofia
hegeliana per del diritto pubblico. Per poter riflettere su questi temi Marx
ritiene però che si debba conoscere l'economia da un punto di vista tecnico: studia gli economisti classici, come
Adam Smith (Sulla ricchezza delle nazioni), David Ricardo e altri. Scrive
così i
Manoscritti economico-filsofici, opera che verrà pubblicata nel Novecento
avanzato, e che, come altre, influiranno sul marxismo del Novecento. Questi
manoscritti verranno rivalutati dopo gli anni Sessanta, considerati ancora più
interessanti, in un periodo in cui il marxismo di stampo sovietico è considerato
una degenerazione del pensiero marxista. Vi sono dunque state
interpretazioni per lungo tempo e assai diverse.
In Francia conosce e diviene amico di Engels, esponente del mondo
industriale che lo finanzierà e con cui scriverà a quattro mani. Espulso dalla Francia nel 1845, scriverà l'Ideologia tedesca
e in seguito Tesi su Feuerbach, testo in cui prende le distanze dalla
sinistra hegeliana, che giudicava troppo astratta nelle sue teorie.
Scrive poi La miseria della filosofia, in polemica con La
filosofia della miseria di Proudhon in cui esponeva le sue idee anarchiche.
Marx rovescia il titolo accusandolo di essere troppo astratto, e dice che la
proprietà privata non è un furto, non si può fare un discorso moralistico: è un
modo particolare dell'età moderna collegato al modo di relazionarsi del sistema
capitalistico. È capitata, si afferma da un certo momento, prima non c'era, non
si tratta di un furto ma è l'espressione più significativa del sistema
capitalistico. Bisogna studiare questo sistema per capirne caratteri e contraddizioni.
In fondo a Le tesi su Feuerbach dice che la filosofia fino ad ora lo aveva
solo compreso ma senza mai cambiarlo, senza agire politicamente. La filosofia
non deve avere solo uno scopo di giustificazione, bisogna cambiare le cose
e per
raggiungere questo obiettivo si deve far uso del metodo scientifico.
Nel 1848, tornato in Germania per dare supporto ai moti rivoluzionari, scrive il Manifesto
della lega di lavoratori tedeschi. Comunista deriva non da un partito ma da
un'utopia, Viaggio a Dicaria, dove per la prima volta si parla di
comunismo intendendo la totale abrogazione della proprietà privata. Marx si
definisce socialista scientifico, raramente comunista.
La Restaurazione però lo caccia definitivamente e si ritira in quartieri operai
degradati di Londra, dove Engels lo continuerà a finanziare per scrivere.
Marx concretamente fondò la Prima Internazionale con sede a Londra: era
necessaria una prassi rivoluzionaria al di là dei confini nazionali, la
situazione del proletariato deve essere confrontata. Alla Prima
Internazionale presenziano anche Mazzini e Bakunin, si
confrontano con Marx, che ne esce vincitore. L'unico gesto politico rivoluzionario
sostenuto attivamente da Marx è quello della
Comune di Parigi (1871), il cui epilogo è tragico. La Francia deve
arrendersi al reich tedesco: Bismark permette di far passare le truppe francesi
per le linee per arrivare a Parigi e sopprimere la Comune. L'unica vera grande
applicazione risale alla Rivoluzione d'Ottobre.
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