- Articolo - |
||
Scritto da: Pollina | Discuti sul FORUM | ||
ARTICOLO | IMMAGINE | |
Un altro punto in comune tra totalitarismo e pensiero platonico è la critica alle istituzioni democratiche. Tuttavia, mentre il primo appare come un'esperienza politica del tutto nuova e diversa rispetto ad esperienze passate che si caratterizza per un impianto irrazionalista, il secondo è espressione di una visione assolutamente razionale. Bisogna comunque riconoscere che, se nella posizione platonica,secondo la quale nulla di quanto è derivabile dai sensi merita di essere chiamato conoscenza, la vera conoscenza che merita di essere realizzata praticamente è solo quella concettuale, allora l'esito di una simile impostazione può apparire autoritario. Il pensiero platonico è poi collegato non solo ai totalitarismi e all'epoca moderna, ma anche alle società del passato, prima fra tutte quella medievale. La rigida gerarchia e la divisione in classi sociali si rispecchiano in quella che Platone chiamava divisione del lavoro. In effetti, da questo punto di vista, la società medievale, risulta essere bene ordinata, soprattutto per la specializzazione delle funzioni. Platone riconosce, tra le istituzioni politiche, costituzioni legali e costituzioni arbitrarie. Le costituzioni legali e, per Platone, giuste sono:
Platone sostiene che, tra tutte, la costituzione migliore è la monarchia, guidata appunto dall'élite dei filosofi. Tuttavia, poiché comprende l'astrattezza del proprio progetto, il filosofo propone una via più pragmatica ed accessibile: in "tempi normali" le persone devono attenersi alle leggi scritte che devono essere rispettate da tutti in quanto sono "un'imitazione della verità", poiché in esse "è sedimentata la saggezza degli antichi legislatori", veri politici del cui giovamento la vita politica può godere"solo in momenti eccezionali". Il filosofo insomma rifiuta le leggi, ma anche l'arbitrio come regola. La critica alla democrazia di Platone è principalmente rivolta a quella ateniese. Il filosofo riconosce nella divisione del lavoro e, quindi,nella conseguente specializzazione delle funzioni, le basi per una ben organizzata società, concordando così su questo punto con Protagora e con i sofisti, assidui sostenitori del regime democratico. Egli, come già detto, prende in esame tutte le costituzioni,esaminandole una ad una:
Proprio la democrazia, al centro della critica platonica, è considerata, tra le costituzioni legali la meno virtuosa, e tra le costituzioni arbitrarie quella meno pericolosa. Inoltre è vista come un "emporio di costituzioni", ovvero un regime che racchiude in sé tutte le altre. Secondo il filosofo, la democrazia nasce quando il popolo, vinti i ricchi spadroneggianti e preso il potere, divide il governo e le cariche pubbliche, "a condizioni di parità" e mediante un sorteggio. Inoltre, nella democrazia, le fortune politiche dipendono dal favore del popolo. Perciò, per conquistare consensi, sfruttando la retorica demagogica, i capi del demos lusingano la massa, allungando alle api il grosso barattolo di "miele" che è il denaro. Lo stesso consenso che il popolo riserva al demagogo migliore –e non al miglior uomo politico– è l'origine della tirannide: "…esso [il tiranno] spunta dalla radice del protettore…".
|
|
|
<< INDIETRO |