VITA, CONTESTO E OPERE
Blaise Pascal (1623-1662) in gioventù inventò
la prima macchina per il calcolo (la cosiddetta pascalina)
e scrisse un trattato sulle coniche. Il padre gli aveva fatto conoscere scienziati ed intellettuali:
è un matematico e fisico del vuoto assai
precoce. Viene in contatto con il giansenismo, dottrina religiosa
fondata da Cornelius Jansen, che nell'Augustinus, riferendosi
appunto a S. Agostino esaltava la vita monastica e voleva riformare il
cattolicesimo incentrandolo sull'individuo. A
Luigi XIV non piaceva questa riforma, in quanto se ne serviva come instrumentum regni,
e per questo non apprezzava questa interiorità apolitica. Per questi motivi
il re fece smantellare il convento principale di
Parigi.
Pascal ha parenti stretti giansenisti, con cui entra in contatto fin da giovane,
ad esempio la sorella monaca. Lo studioso francese ammirava queste persone per la loro coerenza e
lo scarso senso dell'esteriorità ma non se la
sente di praticare la scelta della vita di clausura, al contrario frequenta salotti e accademie.
In un suo memoriale (che teneva sempre al collo) racconta della sua
conversione, simile a quella di S. Agostino: è stato come un
innamoramento,
un'esperienza mistica; è stato però Dio a scendere, Pascal ritiene che con
le sue sole forze non lo avrebbe mai potuto raggiungere. Ma
non si tratta del dio dei filosofi (formula da lui coniata), è quello dei singoli uomini, di
Abramo e di Isacco. In seguito a questa esperienza si reca a Port Royal,
convento parigino.
Ivi iniziò a scrivere Apologia del cristianesimo, opera mai compiuta,
di cui si ha solo una serie
di materiali che dovevano ancora essere raccolti: i Pensieri. Forse
il fatto di non essere riuscito a portare a termine l'opera è stato un bene:
i Pensieri risultano così più moderni, meno saggistici, più autobiografici:
si tratta in sostanza di un ritratto di se stesso, come già fece Montaigne
negli Essay, ma il punto di vista è questa volta quello di una persona
profondamente religiosa.
Parte da riflessioni dell'etica ellenistica, stoicismo, epicureismo e
scetticismo.
L'uomo è un mostro (da intendersi come vox media) a se stesso, perché
è grande ma misero: siamo una fragile canna pensante, non un solido albero,
però pensa, si accorge di quando viene piegata. Pascal ritiene che la
grandezza dell'uomo sia proprio riconoscere la sua debolezza. Capiamo noi
stessi solo per renderci conto della nostra debolezza.
LO STRUMENTO
Pascal era uno scienziato e conosce quindi lo strumenti della scienza: egli
li definisce esprit
geometrique (esprit, letteralmente spirito), espressione che può
essere intesa come la ragione usata dai geometri. Si tratta di una rete a maglie
larghe, non si rompe ma mi permette di conoscere solo certi aspetti del mondo, quelli
quantitativi.
Abbiamo però anche bisogno di qualcosa che venga prima dell'esprit geometrique (che
è condivisibile,
oggettiva e ripetibile), una rete a maglie strette, che illumina
punti di vista altrimenti non raggiungibili: l'esprit de finesse (intuizione, coglimento immediato).
Certamente l'esprit de finesse è molto meno sicuro dell'esprit
geometrique, meno stabile: però è in grado di spiegare il perché, non
si limita al come.
In genere chi si trova a suo agio nell'uso dell'esprit
geometrique non fa altrettanto con l'esprit de finesse. Alla
verità che essa ricerca non si arriva con le dimostrazioni matematiche, dunque non è
universalmente condivisibile, non si può insegnare a meno che anche l'altra persona
ne sia dotata; è possibile compiere ragionamenti nell'ambito dell'esprit
de finesse ma ma non si tratta di dimostrazioni. Ciò spinge l'uomo a pensarsi come mostro o granello
di sabbia in mezzo all'infinito, creando in lui un forte senso di
disorientamento e insensatezza.
In genere si tenta di nascondere questa insensatezza (manifestata
solamente dalla noia) tramite ciò che Pascal chiama divertissement,
un qualsiasi tipo di impegno che mi distragga, non per forza piacevole.
Pascal ci parla di un uomo che si sente gettato (gettatezza nel senso di
Heidegger): sono qui ma potrei essere da un'altra parte, non so perché, non so
a che scopo.
Ma qual è la soluzione che Pascal propone a queste sensazioni? Come si può
intuire dalla sua biografia, è la religione, poiché non è possibile che l'uomo dia un senso a
se stesso, solo Dio può dare un senso alla contrapposta grandezza e debolezza dell'uomo.
LA SCOMMESSA DI PASCAL
Pascal sostanzialmente scommette sull'esistenza di Dio, rifiutando
tutte le dimostrazioni. La scommessa è rischio ma è certamente una
posizione migliore rispetto a quella agnostica, maschera dietro la quale si
cela chi non vuole prendere posizione, ma che in realtà la prende: i giochi sono i binari o si scommette che Dio c'è o
che non c'è.
Pascal è conscio che questa scelta non è garantita, anzi ritiene che tutta la vita
sia un azzardo.
E allora perché scommette sull'esistenza di Dio in positivo? Perché conviene: a pari
probabilità, conviene scommettere sull'infinito.
Dobbiamo piegare la macchina (corpo inteso come macchina seguendo le idee Cartesio)
come
se Dio esistesse, poi Dio ci verrà incontro, un incontro personale che
trasforma. Pascal ha avuto questo incontro nel già citato innamoramento
che lo porta a mettere in dubbio l'utilità dell'esprit
geometrique, in quanto in realtà non offre nulla per il fine della vita.
La scommessa di Pascal ha però una logica probabilista, questo dal
punto di vista filosofico significa che non posso arrivare con certezza a
Dio, non posso arrivarci attraverso l'esprit geometrique, non posso
giungere a Dio razionalmente, devo farlo in una maniera definibile a-razionale, se si limita la ragione al
significato che le attribuisce Cartesio. Al contrario di Cartesio, Pascal non
crede di poter arrivare ad una verità stabile, neanche per spiegare Dio,
entità ben differente dal
dio di Cartesio, il dio dei filosofi, semplice garante delle verità
matematiche. Io posso solo
avvicinarmi a Dio attraverso un metodo probabilistico, sì
matematico, ma che ha che fare con il senso dell'esistenza, è un "tentare le
essenze" (espressione galileiana). Questo rischio è necessario, fermo
restando che anche se scommetto per l'infinito non ho certezze: non perché ci credo allora esiste.
Comunque se si aderisce alla scelta bisogna essere coerenti, bisogna cambiare vita;
bisogna piegare la macchina del corpo (pier la machine), devo forzare il mio
corpo a comportarmi come se Dio esistesse davvero.
Una riflessione attenta sul pensiero di Pascal ha portato vari studiosi a
muovere contro le sue teorie accuse di ipocrisia, per via del come
se Dio esistesse e utilitarismo, poiché le motivazione della sua
adesione alla religione sono di tipo probabilistico e non di vera fede.