- Cartesio -
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SCHEDA FILOSOFO | ||
Cartesio: modernità, dubbio, matematica, Dio, mondo sensibile e morale | ||
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IL DUBBIO METODICO
Cartesio comincia la sua indagine filosofica partendo da sé stesso.
Proveniente da una famiglia della borghesia degli uffici, studia
giurisprudenza in un collegio di gesuiti e si trova di fronte ad un mondo
tutto da conoscere. Egli voleva tentare le essenze perché è insoddisfatto dei suoi studi, fa parte di una
borghesia che gli permette di studiare per diventare officier, ma non
comprende i fondamenti di ciò che gli si insegna, non sa perché
la matematica funziona, è deluso dalla logica, legata ad
Aristotele, la cui impostazione deduttiva porta solo a specificare ciò che già
conosco. IL PERCORSO DEL DUBBIO
Prima di tutto il dubbio di Cartesio è contro i sensi, contro l'esperienza
ingenua e immediata; i sensi ingannano, quindi non posso usarli come criterio di
verità. Riprende a questo proposito alcuni argomenti propri dello scetticismo, quali il
sogno: potrei
pensare che se una sensazione è vivida e forte allora è vera? No, perché il sogno
inganna. DIO COME GARANTE DELLE SCIENZE
Se io ho un'idea di Dio perfetto, non posso essermela data da solo, l'unica
cosa che so è che io sono limitato. Se io potessi pensare alla perfezione
vorrebbe dire che io stesso sono perfetto, il che è ovviamente falso, dunque
questa idea di perfezione deve forzatamente essere innata (Cartesio è
infatti un'innatista).
Noi abbiamo un'idea di dio che non è avventizia, (ovvero proveniente
dall'esterno), perché
non sappiamo se c'è un fuori, e neppure fattizia, se l'avessimo fatta noi
potremmo diventare perfetti. Dunque, l'unica entità che può avermi dato
queste idea di Dio è Dio stesso, poiché la causa deve essere perfetta quanto l'effetto.
Questo atteggiamento è tipico dell'impostazione
anselmiana che molti in seguito criticheranno perché sottintende un salto dall'idea
della perfezione all'esistenza della cosa perfetta. IL MONDO SENSIBILE
Dal dubbio ho salvato il
cogito, ma il mio corpo esiste? Io lo percepisco con i sensi. L'autore
francese pensa che il cogito
svolga molte attività, come pensare, che non necessitano del corpo, però
mi permette anche di provare delle sensazioni, come caldo, freddo, piacere,
e in tal caso esso è passivo. Quando penso sono attivo, decido io, mentre quando
provo sensazioni sono passivo,
non le creo io. Essendo passivo ci deve essere un agente (qualcosa che
produca su di me la sensazione), quindi devo
avere un corpo. Se ho uno strumento che mi fa provare delle
sensazioni deve anche esserci un mondo esterno che le generi. Cartesio
conclude che ci deve essere un fuori ed un tramite, e riabilita dunque sensi
e mondo sensibile. "Dopo ciò volli cercare altre verità, ed essendomi proposto l'oggetto dei Geometri, che io concepivo come un corpo continuo o uno spazio indefinitamente esteso in lunghezza e larghezza, in altezza o in profondità, divisibile in varie parti che potevano avere diverse forme e grandezze ed essere mosse o trasposte in tutti i modi - giacché i Geometri suppongono tutto ciò nel loro oggetto -, esaminai alcune delle loro dimostrazioni più semplici." Discorso sul metodo, in Opere scientifiche (a cura du E. Lojacono), UTET, Torino, 1983, pp. 144-147 La res extensa è in sostanza spazio formato da infiniti punti, dotato di caratteristiche geometriche, numeriche e di movimento. Il mondo degli oggetti sensibili è estensione in moto locale, materia in movimento, così come me la presentano i sensi. Questa visione del mondo come materia in movimento rivela fin da subito la concezione meccanicistica della realtà di Cartesio: i criteri di ricerca non sono più finalistici e qualitativi ma matematici e quantitativi. COMUNICAZIONE TRA CORPO E MENTE La mente, sede del cogito, è inestesa, non è in alcun luogo: è lecito chiedersi come essa possa comunicare con il corpo. Secondo Cartesio il punto di incontro di sensi e cogito è la ghiandola pineale: le sensazioni giungono tutte in essa e viceversa la mente invia comandi al corpo. A questo fatto consegue che la ragione può controllare il corpo, il che ha ripercussioni anche dal punto di vista etico. MORALE PROVVISORIA
Cartesio ipotizza una morale provvisoria, a cui dovrebbe seguire una
definitiva, che controlli e regoli le passioni. La morale provvisoria
è necessaria in quanto l'uomo non ha certezze (dubbio metodico), e per
questo detta solamente i seguenti principi generali: seguire le leggi,
seguire il buon senso, tentare di modificare più me che il mondo.
Nell'ultima indicazione è evidente il richiamo allo stoicismo:
bisogna sapersi adattare.
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