IL PENSIERO
Francesco Guicciardini (1483-1540) nasce quando in Italia la fine della
politica dell'equilibrio è ormai un fatto: è la fine dell'autonomia
dell'Italia. Egli scrisse La storia d'Italia e Ricordi politici e
civili. Vive in sostanza il periodo delle signorie.
Nei Ricordi si interessa alla politica contemporanea, ma in maniera
diversa da Machiavelli, osservandola nei suoi mutamenti e nelle conseguenze.
Lo strumento che utilizza è la razionalità: la storia è fatta dagli
uomini, rifiuta il provvidenzialismo, in accordo con Machiavelli
sotto questo aspetto. È a lui affine anche per il tipo di giudizio che
ritiene si debba dare sulla politica: interno, in base al risultato,
bisogna tentare di volgere a proprio favore la fortuna, ponendo in secondo
piano la morale.
Le differenze tra i due pensatori sono invece legate alla visione della
politica italiana. Guicciardini è ancora più legato al suo tempo, non vuole
unificare l'Italia, non ha in mente una renovatio, non cerca nulla
nel passato: gli interessa il presente, quello fatto dai singoli
uomini; Machiavelli pensa ad un modello di uomo, ha una sua antropologia
(anche se non espressa esplicitamente) mentre per Guicciardini ognuno è
unico, si concentra sul particulare, la particolarità dell'agire di
ogni singolo, evita gli stereotipi.
Ciascun principe si deve comportare secondo principi propri, ce ne
sono di comuni, come usare la magnanimità e la fede, manovrare
la fortuna e simili ma vanno modulati sul particolare, sulla
situazione specifica.
Il particulare, detta anche discrezione, è l'attenzione per il
caso singolo: focalizza ad esempio Cristoforo Colombo e il suo viaggio, è
quello l'evento che cambia. Non usa modelli generali, non fa
riferimento a sistemi politici del passato, della storia romana. Egli guarda
la situazione presente: l'equilibrio italiano è rotto, ormai siamo
dominati dalla chiesa e da altre signorie.
Nei suoi giudizi, ad esempio verso lo stato della chiesa come signoria con
frequenti forme di nepotismo, è semplice osservatore non usa stima o
disistima, la guarda solamente evolversi. Guicciardini si dispiace perché le
signorie non sono più libere, ma le apprezza perché sono particolari,
le ritiene migliori rispetto alle monarchie nazinali perché vi sono più
corti, più concorrenza. Lui consta, non vuole fare un progetto.
Ignora il fatto che lo stato di guerra delle signorie è debole, le apprezza
perché hanno una diplomazia sofisticata.