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VITA, PENSIERO E CONTESTO STORICO
Machiavelli vive un periodo storico che vede l'Italia in mano agli Asburgo
agli spagnoli e anche alla sua morte la situazione
italiana rimaneva di estrema tensione. Fiorentino, esponente dell'umanesimo civile,
Niccolò Machiavelli (1469-1527) si impegnava attivamente nella vita repubblicana fiorentina
(allora oligarchia); il tentativo di instaurazione di un modello di potere popolare
durante la rivolta dei Ciompi (1378) è fallito, le istituzioni sono ancora oligarchiche;
a Firenze si fa strada la dinastia dei Medici scontrandosi con altre
famiglie per controllare le istituzioni, sebbene formalmente non rimangano mai
sotto il controllo di una sola famiglia. La borghesia dunque acquista importanza.
Và precisato che il contesto non è ancora quello della Signoria, le istituzioni comunali
erano ancora attive.
Machiavelli fu per Firenze segretario di
cancelleria e diplomatico (ambasciatore) per un lungo periodo, arrivando persino
ad avere il controllo dell'esercito. L'ideale che seguiva era quello dello scrittore che serve la
propria città. Con i suoi viaggi può confrontare la situazione italiana con
le condizioni di altri paesi come la Francia, in cui il modello politico,
che Machiavelli stimava, era molto simile a quello che per l'Italia sarà
definito appunto "Signoria". In questi viaggi Machiavelli matura l'idea di
un'Italia unificata sotto un unico sovrano, ma si scontra con varie
problematiche nel teorizzare una monarchia unitaria. Fin dai tempi della
pace di Lodi ogni stato italiano aveva cercato di mantenere l'equilibrio
vigente senza stringere nuove alleanze rendendo di fatto impossibile
l'unione di più stati o comunque la sottomissione ad uno più importante. La
debolezza dell'Italia rispetto alle altre potenze europee era dunque l'estrema
divisione territoriale.
A Firenze tenterà di organizzare un esercito, sapendo che lo stato di guerra
(ovvero l'apparato militare) era cruciale nel contesto attuale. La sua idea era di armare e di addestrare fiorentini e coloro che vivevano nel contado
circostante la città. Per questo molti lo contestarono: armare il popolo è
una mossa molto rischiosa, significa offrirgli la possibilità di rivoltarsi.
Tuttavia Machiavelli non approvava eserciti mercenari, poiché risultavano
poco motivati e stabili; il suo obiettivo era quello di organizzare un esercito
nazionale, tutto toscano. D'altra parte se l'Italia non riusciva a liberarsi
delle potenze straniere era proprio per via della mancanza di uno stato di
guerra unitario.
IL PRINCIPE
Niccolò Machiavelli viene considerato uno dei più grandi filosofi e scrittori
del Rinascimento. Rinascimento significa ritorno ai principi della storia, della politica e
della filosofia per trovare le basi per un rinnovamento. Si guarda alla storia del passato per comprenderne i caratteri che devono
servire a rinnovare il presente, in particolare ci si concentra sulla storia romana.
A questo proposito bisogna ricordare l'opera I discorsi sopra la prima deca di Tito Livio
di Machiavelli. Il suo interesse si focalizza su questi liberi perché parlavano
della storia repubblicana e in particolare della comunità romana.
La riflessione di Machiavelli è anche sui fondamenti filosofici e sui
meccanismi alla base della repubblica romana: quali sono i principi (basi
teoriche) che gli uomini hanno tenuto presente per unirsi in comunità? Questo
aspetto è maggiormente presente nell'opera Il Principe in cui Machiavelli
teorizza ed espone al sua visione politica. L'opera è scritta da Machiavelli in esilio e senza poteri
ed è dedicata ai Medici, gli unici che
potevano fare qualcosa per Firenze. Vediamo brevemente caratteristiche e
obiettivi che il Principe ideale dovrebbe avere:
- Realizzare l'unità italiana. Machiavelli non vuole più divisioni,
auspica la
concentrazione del potere in Italia, come Roma nella sua prima fase, pur
ritenendo che non
sia possibile: è molto realista, i poteri sono divisi e concentrati in
mano a signori o istituzioni locali. Dunque è più possibile che uno di quei
signori riesca a subordinare gli altri (come in Francia), è un'unità,
non ideale ma è effettuale.
- Virtù. Con virtus Machiavelli intende abilità, non
vi è alcun riferimento etico o religioso, si tratta semplicemente
dell'insieme di capacità che un politico deve avere per costruire,
ampliare e mantenere uno stabile dominio su territori e popoli. Verrà poi
definita da Giovanni Botero "ragion di stato".
- Fortuna. Anche qui la parola è da intendersi nel senso originale,
come vox media (ovvero senza un'accezione positiva o negativa,
caso). Al Principe non basta l'abilità deve anche essere aiutato dalla
sorte.
- Servirsi della guerra supportata dallo stato di finanza. L'esercito nazionale
si appoggia sempre su grandi finanze e anche su mercenari. Come già detto,
secondo Machiavelli, il principale problema italiano era proprio la
divisione, a malapena si riusciva a mantenere la pace. In questa ottica il papato è giudicato troppo debole per unificare
l'Italia, ma sufficientemente forte (per via dei suoi legami internazionali)
per impedire che qualcun altro la unifichi.
- Concentrarsi sulla "realtà effettuale". Realtà effettuale è
classico neologismo di Machiavelli, ogni progetto politico deve farci i
conti, se la realtà italiana non volge ad un modello repubblicano, ci vuole
un principe e non si può fare altrimenti per il bene del paese.
- Servirsi della religione come instrumentum
regni. Dato che Machiavelli non crede che si possa costituire un modello che parta dal basso,
bisogna controllare il popolo anche tramite la religione, indipendentemente
dalle motivazioni religiose ed etiche personali. "Il popolo vede che quel che tu sembri, non quel che se'".
Agli occhi di Machiavelli la figura che più si avvicinava al suo
ideale di principe era Cesare
Borgia (figlio di papa Borgia, Alessandro Borgia), detto il Valentino
(per via del feudo di Valois che il re di Francia gli aveva concesso),
il quale era dotato di uno stato di guerra non indifferente ed era nella condizione di sottomettere molti signori del centro Italia.
Inoltre i suoi metodi erano efficaci: sapeva servirsi della golpe
e del lione, trattava il popolo con l'inganno e astuzia ma anche forza.
Tuttavia prima ancora che l'opera di Machiavelli fosse compiuta il
Valentino cadrà; la sua riflessione si allarga dunque sul rapporto tra
virtù e fortuna. Egli riuscì a costruire ed ampliare,
ma non a mantenere, ha avuto la fortuna dalla sua parte ma non ha saputo usare
la golpe per prevedere la morte del padre; infatti sul trono
papale gli succede Giulio II della Rovere, che non lo favorisce più.
L'errore di Cesare Borgia era quello di non aver preparato gli argini al
"rovinoso fiume della fortuna".
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