LA TERZA INTERNAZIONALE
Lenin era assolutamente convinto della necessità che la rivoluzione comunista
si estendesse in Europa e nel mondo, pensava che la Rivoluzione d'Ottobre fosse
solo il primo atto di una rivoluzione mondiale. Era convinto che in una
decina d'anni il comunismo avrebbe trionfato ovunque. Per questi motivi Lenin volle che
fosse fondata una Terza Associazione Internazionale dei Lavoratori (anche
detta Comintern), che
avrebbe dovuto diffondere su scala planetaria la lotta per il comunismo,
fondata nel 1919 a Mosca,
capitale del nuovo stato (non più Pietrogrado).
La condizione fondamentale per poter essere ammessi nella Terza Internazionale
era che i partiti richiedenti allontanassero dal loro interno tutti i socialisti
moderati-riformisti-gradualisti-minimalisti come erano Turati e Markov e
Pliekanov. Sostanzialmente le sinistre europee e mondiali si divisero proprio
quando le nuove destre radicali iniziavano la loro scalata al potere, un
errore politico madornale. Nei primi anni Venti in Francia, in Italia e in
Spagna si formarono
partiti comunisti aderenti alla Komintern
che raccoglievano i veri socialisti (secondo la visione della Terza
Internazionale), i socialisti rivoluzionari. I
socialisti moderati furono chiamati da allora social-democratici,
considerati da Mosca falsi socialisti e traditori. Tutto ciò giocò a favore
delle destre.
Sul finire degli anni Venti Stalin coniò una nuova etichetta per
condannare i social-democratici: il social-fascismo. Con questa
espressione polemica, Stalin voleva equiparare socialisti moderati e fascisti,
due facce della stessa medaglia, quella del sistema capitalistico che poteva
servirsi indifferentemente dei fascisti o dei social-democratici per
consolidarsi. Fu solo dopo che Hitler giunse al potere nel 1933 che Stalin comprese
il suo errore e decise una nuova politica, chiamata dal 1935 la politica dei
fronti popolari: questa politica chiedeva che tutte le forze anti-fasciste
si unissero per combattere assieme in un fronte popolare l'avanzata delle
destre. Dunque comunisti, social-democratici ma anche partiti democratici
borghesi avevano la possibilità di aderire.
Nel 1936 in Spagna si forma un fronte popolare contro Francisco Franco. Ma ormai
era troppo tardi per fermare il nazismo, il fascismo e lo scoppio della seconda
guerra mondiale.
La Terza Internazionale non ebbe una grande durata, fu sciolta nel 1943
per non irritare gli USA, allora preziosi alleati della Russia.
IL FALLIMENTO DELLA RIVOLUZIONE IN EUROPA
Al contrario di quanto riteneva Stalin, la Rivoluzione fallì su scala
internazionale: dopo la Grande Guerra in tutti paesi sconfitti vi furono forti
spinte rivoluzionarie, mentre nei paesi vincitori (ad eccezione dell'Italia) esse
furono molto meno intense. Comunque i fermenti rivoluzionari fallirono ovunque:
- in Ungheria dopo la guerra ci fu un tentativo di costruire una
repubblica comunista, guidato da Bela Kun; tentativo schiacciato da una
contro-rivoluzione finanziata dall'Intesa;
- in Italia il biennio 1919-1920 fu chiamato il biennio
rosso, poiché in quel periodo operai e contadini occuparono fabbriche e
terre, scontenti per via delle promesse non mantenute dopo Caporetto;
per un attimo sembrò scoppiare una rivoluzione comunista in Italia ma di
fatto, il PSI si dimostrò incapace di coordinare la lotta su
scala nazionale e l'occupazione di fabbriche e terre; la rivoluzione si
sgonfiò da sola.
- in Germania la rivoluzione comunista fallì, ma ivi dovette
scorrere molto sangue; nel novembre del 1918 non appena il kaiser
fu costretto a fuggire si formò una repubblica e si sviluppò il
movimento dei consigli (soviet) che intendeva fare una rivoluzione come
in Russia; il tutto fallì perché il padronato industriale fu sin da novembre
estremamente intelligente nell'offrire ai sindacati la riduzione delle
ore di lavoro (8 ore) e sostanziosi aumenti salariali: ciò spinse
la maggior parte dei lavoratori ad accettare il sistema capitalista. Nel
frattempo i partiti di estrema destra organizzarono dei corpi
paramilitari, i corpi franchi (fraicorps). Essi agirono con il
consenso del governo, guidato dai social-democratici, di fatto. I corpi
franchi repressero le forze socialiste radicali. Nel gennaio del 1919 i
comunisti tedeschi, gli spartachisti, insorsero nel tentativo di fare
la rivoluzione; a loro capo vi era una donna: Rosa Luxmeburg. Rosa
riteneva che non fosse il momento per la rivoluzione per via dei
miglioramenti della vita operaia, ma quando gli spartachisti insorsero lei
si unì. Il tutto finì in uno spargimento di sangue, dove morì anche
la Luxemburg: anche in Germania dunque la Rivoluzione era fallita.