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Ken il guerriero: le origini del mito
Genere: Shounen / Arti Marziali / Azione /
Combattimento
Casa editrice: Planet Manga
Disegnatore: Tetsuo Hara
Sceneggiatore: Tetsuo Hara
Altri collaboratori: Buronson
Colore o b/n: bianco e nero
# pagine: circa 90
Serie animata: Si
Valutazione della storia
L'intreccio per quanto si presenti sviluppato in un ambiente
originale (gli anni '30, la guerra mondiale, le cosche mafiose, ecc.)
risente molto di una struttura lineare e poco avvincente. La grandezza
stessa che il personaggio di Kenshiro Kasumi rappresenta fa purtroppo sì
che la storia sia priva di mordente; se il protagonista della prima
serie era al limite dell'invincibilità, questo la oltrepassa di gran
lunga demotivando così il lettore. In sostanza Ken è troppo potente, non
sanguina, non soffre, non perde mai le staffe, ha pochi ideali, fini,
non ha nessun difetto (fumo a parte) ed è a tratti antipatico. Il
fumetto vola insomma troppo in alto e, soprattutto in occidente, si
rivela distante dal "sentimento umano". Il distacco di Ken, nonostante
sappia ridere e "scherzare", fa di lui un vero "re dell'inferno" ma la
storia ne esce gravemente danneggiata.
Valutazione del disegno
Si tratta in assoluto di una delle migliori opere di Hara dove ha
saputo curare con pazienza certosina ogni più piccolo dettaglio fino ad
ottenere un insieme di equilibrio alla strenua del maniacale. Il tratto
si mostra coerente con se stesso e trova la sua più grande espressione
nelle pieghe dei vestiti ricamati e in quei visi che emanano carattere,
stile e aggressività da tutti i pori. Interessante anche lo studio della
sensualità femminile, delle ambientazioni/costumi anni '30. Unica pecca
la limitata varietà dei personaggi che, a parte qualche leggera
variante, seguono il filone di sempre. In generale si può dire che lo
stile dimostrato in quest'opera è unico e inimitabile.
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CURIOSITA'
- Per quanto concerne gli scontri Kasumi si trova di fronte
alla scuola Sun, Cao e Liu che, sotto un altro nome, diventerà la
tecnica di Kaio, Hyou e Khan.
- A differenza della serie originale la figura femminile viene
maggiormente esaltata, sia dal punto di vista "erotico" sia da
quello "eroico" e puro.
- Il fatto di aver parlato di violenze nipponiche durante la guerra
mondiale ha avuto, in Giappone, il merito diffondere informazioni
che i libri di testo non accennano neppure a raccontare.
- Il Kenshiro "originale" prende il nome dello zio in segno di
grande rispetto per uno dei più potenti guerrieri mai comparsi sulla
faccia della terra.
- Il titolo origina è "Soten no Ken" che significherebbe "Pugno del
cielo azzurro" o "Ken del cielo azzurro".
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COMMENTO GENERALE
Il racconto si presenta come prequel della saga originale e parla delle
avventure di Kenshiro Kasumi (lo zio del Kenshiro originale e fratello
del maestro Ryuken), un guerriero puro, invincibile, a tratti arrogante
e poco interessato a ciò che non riguarda la divina scuola di Hokuto.
A differenza del precedente protagonista questo non incontra alcuna
difficoltà, insegna in un'università femminile (sotto mentite spoglie),
padroneggia tutte le tecniche di Hokuto, fuma e collabora da esterno con
un cartello del crimine (il Chinpan). Kasumi è in
definitiva considerato il più potente guerriero di Hokuto mai comparso
sulla faccia della terra. Le vicende si svolgono
storicamente a Shangai dove il clima degli ultimi anni '30 lascia
presagire lo scoppio della guerra mondiale; l'intelaiatura storica (per
quanto curata) non "scavalca" tuttavia il ruolo di sfondo/cornice. A
parte una buona coerenza e qualche piccolo riferimento qua e là non sono
presenti riferimenti a ciò che accadrà dopo. Vi sono invece più
riferimenti esplicitamente religiosi (il "Dio smunto"): il componimento
integrale dà forte risalto alla spiritualità, al perdono e alla
correttezza. Il discendente della divina scuola di
Hokuto vive secondo i dettami del Bushido. La lotta con i migliori
guerrieri avviene per le arti marziali in se stesse, con distacco e
cordialità. In questo la serie si distacca dall'originale "Ken il
guerriero" che si focalizzava maggiormente su ideali, vendette e pace.
Tutto risulta molto equilibrato, pacato, senza emozione; se da un lato
Hara sfoggia un'abilità di disegno unica, dall'altro evidenzia purtroppo
i suoi limiti come sceneggiatore.
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