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Disco mixato e prodotto mentre Varg era già in prigione, viene definito
a torto come "diverso da come Varg avrebbe voluto fosse". Lo stesso
autore smentisce queste affermazioni.
Egli ha registrato, da solo, tutti gli strumenti, come sempre, usando le
casse di uno stereo come amplificatore e un microfono di un auricolare
per la voce. Il risultato ottenuto, così lontano dagli standard dei
metalhead per cui è necessaria l'accoppiata "Fender-Marshall", è
provocatorio e allo stesso tempo controcorrente. La musica di Burzum con
Filosofem tocca con un dito l'arte, e forse la supera.
Il primo brano, "Dunkelheit" (Oscurità), il cui titolo originale era "Burzum",
è uno delle più famose e apprezzate canzoni di Varg. Esso racconta, con
una capacità poetica straordinaria, l'oscurità. Le parole del testo sono
semplici, ma come ci dice Varg, alla fine "life has new meaning" (la
vita ha un nuovo significato). Tecnicamente il brano è come al solito
minimale e oscuro, ricchissimo di riff subliminali, e arpeggi che con
una tale distorsione perdono ogni musicalità in senso stretto.
Il secondo brano è veloce, oscuro ed estremamente ossessionante e
ripetitivo, e riflette il buio che Varg vuole evidenziare come cornice
della sua personale visione della morte di Cristo (Jesus' Tod). Non si
trova blasfemia ostentata come nella "darkthroniana" "Unholy Black
Metal", ma descrizione decadente e gelida di un fatto che per l'autore
non ha le consuete caratteristiche.
"Erblicket die Tochter des Firmaments" è l'ultimo brano realmente metal
del disco. Dimenticata la velocità di "Jesus' Tod", ci si trova di
fronte a un brano di così atmosferico che è difficilissimo riconoscere
persino gli strumenti usati.
Le due parti di "Gebrechlichkeit" sono difficilmente apprezzabili dal
grande pubblico. Ricche di rumore di sottofondo, non posseggono alcuna
melodia. Nemmeno la voce dà un ritmo ai brani, ma fa parte anch'essa di
questo lento suono che avanza, freddo e gelido come il vento invernale
in una giornata grigia e triste.
Tra i due pezzi, i forse prolissi 25 minuti di "Rundgang um die
transzendentale Saule der Singularitat". Sintetizzatore e basso duettano
in una ripetitiva e ossessionante danza, che somiglia maggiormente a un
tentativo di evocare qualcosa o qualcuno.
A ragione uno dei dischi più apprezzati di Burzum, "Filosofem" supera
black metal e ambient, oltrepassando addirittura la musica medesima.
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