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Otto brani per narrare la storia della morte di Wotan, cioè Odino, il
dio più importante del pantheon pagano nordico. L'eroicità di una morte
drammatica come quella di questo mito è perfettamente trasposta in
musica da Vikernes.
Abbandonata l'ingenua ripetitività ossessiva di "Daudi Baldrs", Varg
crea il disco che supera l'ambient e ci regala una perla rara.
"Tuistos Herz" apre l'album. Dopo una intro dolce come un sussurro, una
melodia ci accompagna per tutto il pezzo. Essa sembra quasi
improvvisata, ma non crediate che sia ingenua o frutto di scarso
impegno, anzi. Proprio in questo modo si giunge a una creazione che è
sempre diversa e sorprendente.
"Der Tod Wuotans" ("La morte di Wotan"), è la traccia più evocativa. Una
ritmica semplice, data dai soli timpani, rievoca un grido di battaglia
spento e perduto.
"Ansuzgardaraiwo", richiede una dose di forza per essere ascoltata.
Strumenti particolari (pad, fiati...) si alternano in una danza che
lascia ben poco respiro all'ascoltatore.
"Die Liebe Nerpus", sebbene mantenga lo stesso identico ritmo per tutta
la durata del pezzo, è così evocativa da portarci in un magico mondo
fatto di ghiacci e foreste innevate.
"Frijos Einsames Trauern" appare all'ascoltatore distratto come un
insieme di note a caso, le quali, invece, se vi si fa attenzione, sono
tutte unite con precisione millimetrica.
"Einfuhlungsvermogen" riprende alcune tematiche di "Tuistos Herz", dando
più spazio alla lentezza e alla misuratezza minimale.
"Frijos Goldene Tranen" si presenta esattamente come "Frijos Einsames
Trauern", sembrando quasi una "part 2" dello stesso brano.
Chiude l'album "Der Weinende Liadnur", la cui melodia è la stessa di
"The Crying Orc" dell'album d'esordio. Questa è la versione ambient, più
lenta e più dolce, priva della simiglianza a un lamento della prima
versione.
In conclusione, un ottimo disco da lasciar scorrere in sottofondo, per
abbandonarsi a un viaggio in un passato senza epoca, quello della
mitologia nordica.
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