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Attorno alla metà degli anni '90 il death metal come fino a quel momento
veniva concepito viene rielaborato in senso più sperimentale; in
particolare in Scandinavia molti gruppi emergenti contribuiscono a
ridefinire le caratteristiche del genere in senso più melodico e
"ragionato", tanto dal punto di vista dei testi, quanto da quello
prettamente musicale; il trend che ne viene fuori è infatti un
particolare incrocio di ultraviolenza death (memore di Carcass, Death e
compagnia) e sonorità più europee, vicine ora al classic metal alla Iron
Maiden, ora alla tradizione folk della musica nordica o celtica. Il "melodic
death metal", come viene in seguito ribattezzato, trova appunto in
Svezia i suoi più esponenti più rappresentativi (tanto che si parla
anche di Gotheburg-style) ; At the Gates (che nel 1995 se ne escono con
un capolavoro come "Slaughter of the Soul") , In Flames (è del 1995 "The
Jester Race") e Dark Tranquillity partecipano tutti, anche se per vie
diverse, a definirne le coordinate: i primi con un sound melodico ma
molto vicino ai Carcass e al thrash americano, i secondi mescolando riff
tipicamente "maideniani" con suggestivi inserti acustici, i terzi
imboccando la via forse più interessante, ossia fondendo tutti gli
spunti sovracitati con elementi progressivi e sperimentali molto
particolari. La caratteristica unica di questi musicisti è stata infatti
l'evoluzione continua attraverso gli anni, che li ha resi una realtà
assolutamente peculiare nel loro genere; partiti nella definizione piena
del Gotheburg sound (di cui sono stati a tutti gli effetti gli esponenti
più autorevoli) , i Dark Tranquillity hanno man mano affinato il proprio
stile, compattandolo e sperimentando con soluzioni fino ad allora
inusitate per un gruppo death; così, ad una prima fase propriamente
melodic death, segue una svolta, segnata in particolare dall'album "Projector",
in cui il death degli esordi subisce un cambiamento radicale: le canzoni
si accorciano, i riff si fanno più corposi e le tastiere assumono
maggiore importanza, al punto che la band non disdegna contaminazioni
con l'elettronica. Questa evoluzione, iniziata con "Projector", prosegue
con il meno interessante "Haven" e si consolida definitivamente con il
recente, ottimo "Damage Done".
Nel 1995 i Dark Tranquillity, ancora vicini come sound ai loro colleghi
svedesi, danno alle stampe un album che diventerà a tutti gli effetti un
must nel suo genere; "The Gallery" è infatti il disco di death melodico
per antonomasia, quello che ha reso famosi gli svedesi nel mondo e a cui
centinaia di band si sono ispirate successivamente. Il disco è aperto
dalla celebre "Punish My Heaven", probabilmente il brano più noto del
gruppo, velocissima, sorretta da un raffinato lavoro delle due chitarre,
i cui riff quasi tutti impostati su note alte costituiscono una
caratteristica particolare di questo lavoro; la canzone scorre veloce,
con la batteria che in vari punti tira sensibilmente avanti rispetto
alle chitarre, fino ad un eccelso break in cui le dinamiche si fanno più
soffuse, le ritmiche rallentano, le chitarre intrecciano fraseggi molto
suggestivi che accompagnano il brano fino al suo compimento. "Silence
and the Firmament Withdrew" è lenta e cadenzata, con ritmiche più
intricate e ostiche, mentre nella splendida title-track, introdotta
dalle chitarre acustiche, fanno la loro comparsa vocals pulite
femminili, una caratteristica, questa, che ricorre in molti dischi dei
Dark Tranquillity (vedere "Insanity's Crescendo" sull'album "The Mind's
I" o "Auctioned" su "Projector") . La forsennata "Midway Through
Infinity" è forse la canzone più ortodossa del lotto (anche se i riff
sono tutt'altro che convenzionali) , sostenuta da tempi di batteria
veloci e distruttivi, degnamente controbilanciata dalla lenta "Lethe",
altro piccolo capolavoro del disco. La chiusura è affidata alla coppia
"Mine is the Grandeur..." (Una strumentale per sole chitarre acustiche)
"... Of Melancholy Burning", che in sé racchiudono l'essenza del sound
dei Dark Tranquillity di allora, costantemente in bilico fra calma e
rabbia, fra velocità e melodia. Un disco dalle soluzioni eleganti,
magistralmente arrangiato e concepito.
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