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Scritto da: Giancarla Vietti | Discuti sul FORUM | ||
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Una posizione felice La posizione della città, oltre ad essere naturalmente ben difesa, era anche molto fortunata, come magnifico luogo cruciale delle vie carovaniere. Plinio il Vecchio, nella sua "Storia naturale", parla, infatti, di felice posizione della città, incrocio di passaggi, sia per commerci provenienti, da un lato, dall'Arabia, sia per quelli che proseguivano verso il Mar Rosso e verso il Golfo Persico e poi, addirittura più oltre, verso il grande Mar Mediterraneo, il "mare interno". Petra, che a noi può sembrare situata in zone sperdute, era, quindi, in realtà, un importante luogo di incrocio e di sosta. Non solo. Qui veniva offerta, in un momento storico di grandi commerci, una sorta di protezione alle carovane, dai pericoli dei lunghi tragitti , in cambio di tributi e dazi. I carovanieri si affidavano, inoltre, all'ottima conoscenza delle piste del deserto dei Nabatei, al loro uso consueto, all'occorrenza, del veloce dromedario, alla loro sapienza nello sfruttamento delle risorse idriche nascoste. I Nabatei stessi erano poi, degli abili commercianti. Qui transitava la via dell'incenso, della mirra, delle spezie pregiate, della seta. Spesso queste merci erano consegnate dai convogli venuti dall'Arabia e, da qui, venivano, a loro volta, trasportate alle svariate destinazioni, come dicevamo, fino al lontano Mediterraneo. A questi beni di lusso, si aggiungeva il bitume estratto dal Mar Morto, utile per l'imbalsamazione e molto richiesto dall'Egitto. Altre merci interessanti erano rappresentate dal ferro, dalle stoffe purpuree e, più avanti, dalle sculture, pitture e manufatti realizzati a stampo. Ormai i Nabatei, con la loro stessa creatività scultorea, si addentravano nella storia dell'arte. La scultura e la raffinatezza La materia di cui è fatta tutta la città di Petra, dal greco propriamente "roccia", è l'arenaria rosa. E' un indicibile spettacolo naturale, nelle sue forme e concrezioni naturali, che i suoi abitanti hanno reso ancora più grande, con la loro abilità di scultori. Infatti noi, a tutt'oggi, possiamo ammirare le loro opere, che si sono espresse nella magnifica scultura tombale rupestre, per la grande venerazione e per il grande onore che essi tributavano ai morti, soprattutto ai personaggi più illustri ed amati. Le caverne naturali servivano da sepoltura ed il loro ingresso era celebrato dalla loro eccezionale arte. Le tombe sono più di 500, con facciata spesso a colonne e ornate da sculture. Nella realizzazione, dapprima essi bagnavano la roccia, dato che l'arenaria, essendo una roccia tenera e che si prestava facilmente alla lavorazione, sviluppava una finissima polvere. In questo modo essi non ne erano disturbati. Quindi la scolpivano. Essa restituiva un bellissimo effetto rosato e cipriato, che dava un volto del tutto particolare alle strutture architettoniche. Oggi, a noi, si presenta solo una grandiosa necropoli, poiché le abitazioni, essendo costruite in verticale con sassi, si sono completamente disgregate, sia per il trascorrere dei secoli, sia per i frequenti fenomeni sismici. Abbiamo tuttavia testimonianze scritte che affermano che, nel periodo di maggiore floridezza, le case erano di straordinaria bellezza. Ciò che colpisce maggiormente il nostro sguardo, è la raffinatezza e la sensibilità del gusto dei Nabatei. Fin dal primo momento, quando, percorrendo l'ombroso Siq, un inatteso squarcio di luce, mostra il Khaznet El-Firaun,(foto) il monumento simbolo di Petra, in tutta la sua maestosità. Proprio la posizione logistica, aveva condotto presso di loro apporti artistici esterni, principalmente ellenistico-romani, ma anche, e insieme, arabo- orientali. Gli abitanti di Petra erano stati in grado di percepire questi stimoli e di assumerli. E non solo. Furono capaci di rielaborarli, facendoli diventare propri, creando uno stile fatto di sintesi creativa, soltanto loro. Essi rivelarono una innata grandezza culturale.
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