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Scritto da: Giancarla Vietti | Discuti sul FORUM
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Petra la città incantata
La mitica città, annoverata fra le sette bellezze del mondo

Il viaggio riserva luoghi mitici. Petra è uno di questi. Siamo in Transgiordania. Una stupefacente bellezza invade gli occhi del viaggiatore, che si inoltra tra le rocce in arenaria rosata, che formano, fin dall'inizio, il maestoso profondissimo canyon naturale, lungo un kilometro, il quale rappresenta il prezioso ingresso obbligato, per entrare nell' impenetrabile città nascosta, che si estende, a sua volta, per più di quattro kilometri. L'accesso è quello di una via, il Siq, che procede attraverso un continuo spaccato naturale di rocce di grande fascino, che si ergono sopra di noi, con una altezza pari a quella di un  palazzo di dieci piani. Fin dall'antichità, esso era stato scavato dalla incessante erosione del vento, ma soprattutto dell'acqua del corso d'acqua chiamato Wadi Musa, di cui il Siq era inizialmente il letto. I Nabatei, gli antichi costruttori, avevano deviato artificialmente il corso del fiume, costruendo una diga con un ponte e un tunnel, ancora visibile, che convogliava le acque alle spalle del monte Khubtha, nello Wadi Muthlim, noto anche come Piccolo Siq. Increduli, andando ancora più indietro nel tempo, immaginiamo le sensazioni dei primissimi abitatori, che si avventurarono qui, fin dal primo millennio a. C., verosimilmente intorno al 7° secolo a C. Tuttavia non si può sapere molto di più delle origini remote di questo popolo. Si trattava certamente di genti nomadi o seminomadi, provenienti dalla penisola Arabica, dedite alla pastorizia. Vivevano in caverne e tende, fino ad assumere gradualmente una fisionomia di vita sedentaria. Fino a creare Petra, capitale di un popolo evoluto, chiamato Nabateo. Il regno Nabateo conobbe il suo massimo splendore tra il 1°secolo a C. e il 1°secolo d. C.

Una posizione felice

La posizione della città, oltre ad essere naturalmente ben difesa, era anche molto fortunata, come magnifico luogo cruciale delle vie carovaniere. Plinio il Vecchio, nella sua "Storia naturale", parla, infatti, di felice posizione della città, incrocio di passaggi, sia per commerci provenienti, da un lato, dall'Arabia, sia per quelli che proseguivano verso il Mar Rosso e verso il Golfo Persico e poi, addirittura più oltre, verso il grande Mar Mediterraneo, il "mare interno". Petra, che a noi può sembrare situata in zone sperdute, era, quindi, in realtà, un importante luogo di incrocio e di sosta. Non solo. Qui veniva offerta, in un momento storico di grandi commerci, una sorta di protezione alle carovane, dai pericoli dei lunghi tragitti , in cambio di tributi e dazi. I carovanieri si affidavano, inoltre, all'ottima conoscenza delle piste del deserto dei Nabatei, al loro uso consueto, all'occorrenza, del veloce dromedario, alla loro sapienza nello sfruttamento delle risorse idriche nascoste. I Nabatei stessi erano poi, degli abili commercianti. Qui transitava la via dell'incenso, della mirra, delle spezie pregiate, della seta. Spesso queste merci erano consegnate dai convogli venuti dall'Arabia e, da qui, venivano, a loro volta, trasportate alle svariate destinazioni, come dicevamo, fino al lontano Mediterraneo. A questi beni di lusso, si aggiungeva il bitume estratto dal Mar Morto, utile per l'imbalsamazione e molto richiesto dall'Egitto. Altre merci interessanti erano rappresentate dal ferro, dalle stoffe purpuree e, più avanti, dalle sculture, pitture e manufatti realizzati a stampo. Ormai i Nabatei, con la loro stessa creatività scultorea, si addentravano nella storia dell'arte.

La scultura e la raffinatezza

La materia di cui è fatta tutta la città di Petra, dal greco propriamente "roccia", è l'arenaria rosa. E' un indicibile spettacolo naturale, nelle sue forme e concrezioni naturali, che i suoi abitanti hanno reso ancora più grande, con la loro abilità di scultori. Infatti noi, a tutt'oggi, possiamo ammirare le loro opere, che si sono espresse nella magnifica scultura tombale rupestre, per la grande venerazione e per il grande onore che essi tributavano ai morti, soprattutto ai personaggi più illustri ed amati. Le caverne naturali servivano da sepoltura ed il loro ingresso era celebrato dalla loro eccezionale arte. Le tombe sono più di 500, con facciata spesso a colonne e ornate da sculture. Nella realizzazione, dapprima essi bagnavano la roccia, dato che l'arenaria, essendo una roccia tenera e che si prestava facilmente alla lavorazione, sviluppava una finissima polvere. In questo modo essi non  ne erano disturbati. Quindi la scolpivano. Essa restituiva un bellissimo effetto rosato e cipriato, che dava un volto del tutto particolare alle strutture architettoniche. Oggi, a noi, si presenta solo una grandiosa necropoli, poiché le abitazioni, essendo costruite in verticale con sassi, si sono completamente disgregate, sia per il trascorrere dei secoli, sia per i frequenti fenomeni sismici. Abbiamo tuttavia testimonianze scritte che affermano che, nel periodo di maggiore floridezza, le case erano di straordinaria bellezza.

Ciò che colpisce maggiormente il nostro sguardo, è la  raffinatezza e la sensibilità del gusto dei Nabatei. Fin dal primo momento, quando, percorrendo l'ombroso Siq, un inatteso squarcio di luce, mostra il Khaznet El-Firaun,(foto) il monumento simbolo di Petra, in tutta la sua maestosità. Proprio la posizione logistica, aveva condotto presso di loro apporti artistici esterni, principalmente ellenistico-romani, ma anche, e insieme, arabo- orientali. Gli abitanti di Petra erano stati in grado di percepire questi stimoli e di assumerli. E non solo. Furono capaci di rielaborarli, facendoli diventare propri, creando uno stile fatto di sintesi creativa, soltanto loro. Essi rivelarono una innata grandezza culturale.

 


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